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Pizzo Deta (Escursione)

Antefatto:Luca-Lupo mi dice en passant “giovedì andiamo sugli Ernici, vieni?” Senza sapere dove, come, con chi, rispondo immediatamente “Siii!! a che ora è l’appuntamento?” “alle 5,45, va bene?” “ottimamente” la solita ora di “QuellidelCAI”.

L’epica impresa:
Puntuali, davanti al solito bar, ecco arrivare Luca e il suo amico Daniele “dobbiamo tornare presto, ci sono problemi?” figuriamoci, anzi! A razzo arriviamo a Prato di Campoli e a razzo prendiamo il sentiero che s’inerpica verso la sella del Monte Passeggio. A quanto pare sono l’unica che conosce la via, ma c’è Luca che ha la traccia nel GPS. “Si passa di qua” dice indicando il dritto per dritto, ancorché il sentiero volga gentilmente sulla sinistra. La tabella indica “Pizzo Deta ore 3,30”. Come al solito sono buon ultima mentre sti due prendono una specie di traccia che sale senza alcuna curva. “E’questa la via!” va ben, non sarebbe, ma perdere non ci perdiamo e il monte sta là. A fotografare fiori non ci penso per niente, troppo presa a seguire due forsennati. E dire che mi lamentavo di “QuellidelCAI”. Questi non si fermano manco morti ogni tanto mi aspettano ma appena arrivo a portata di voce, via, su come saette. Per farla breve, anzi, brevissima, siamo sulla cima in due ore e mezza. Perché abbiamo fatto la “direttissima di Pizzo Deta” esiste? No! È la traccia di Luca. Praticamente la cima in linea d’aria. Finalmente ci si ferma a mangiare e far foto, ma poco “il sole m’incoccia” dice Luca “torniamo” “stavolta prendiamo il sentiero?” chiedo “si, facciamo la cresta”. Certo, i primi 10 metri, tanto per osservare degli strati a reggipoggio e permettere a Luca di fare le sue osservazioni geologiche. Vorrebbe pure metterli su carta, e ciò mi lascerebbe il tempo per far qualche foto di fiori. Macchè. Lo vedo scendere dritto per dritto giù verso Prato di Campoli, in mezzo a fratte di ginepri nani. Stavolta si lamenta anche Daniele “ma non potremmo seguire il sentiero?” “no, qua si fa un metro per volta” “si ma è peggio di Costa Serini” che sarebbe l’unità di misura dello scosceso assoluto. Che sente ragioni sto qua? anzi, dice che così troviamo grotte. Ma de che! Vipere semmai. Fortuna che, contrariamente a quanto affermato da Daniele, quelli del parco non le hanno buttate giù a ripopolare i sassi. A furia di scapicollarci finalmente arriviamo sul sentiero e stavolta scendiamo come dio comanda. A rotoloni, che casco come un pero marso ogni piè sospinto per stare al passo di sti due. Altro che “QuellidelCAI”, quasi quasi li rimpiango, ma quasi…Che anche in macchina Daniele guida come Arnolfo, chiudo gli occhi per non vedere quanto mi sto fracassando addosso alle altre macchine. Invece no, per virtù della madonna di Pizzo Deta torno a casa sana e salva in tempo per andare a zumba!
Alla prossima!! Mg 21.7.2016

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