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La pulizia di Parco Papacci

Antefatto: Seguo sempre le informazioni ambientaliste, da qualsiasi parte provengano, così appena arriva quella dei pentastellati “Puliamo il Parco Papacci” decido di aderire immediatamente, che razzolare nell’immondizia è una delle mie passioni.

L’epica impresa: Tra il dire e il fare ci si mette l’astrazeneca che mi stende per un giorno e mezzo, mortammazzata con l’unico pensiero, guarire per pulire il parco. La Luisa mi consiglia “prenditi una tachipinina” che fa effetto immediato. Bene, parto con largo anticipo, quella zona di Roma è agli antipodi, mai vista né sentita, problemi zero, ho il navigatore. Sosta da Bruno per avvertirlo che l’astrazeneca ti stende proprio, ma puoi risorgere con la tachipinina. Il navigatore mi porta a Roma nord e da qua per una sterrata tremenda, secondo lui è qui il punto. Non c’è anima viva e per uscire da sta sterrata, peggio della strada del Petrella, recito il mantra che, miracolosamente, mi porta indenne nell’asfalto. Cerco di aggirare l’ostacolo e il navigatore mi fa circumnavigare il veientano finchè, vedendo una sbarra con scritto “parco di Veio” parcheggio. “Sa dov’è Parco Papacci?” chiedo a un tizio che mi sembra un pulitore del mondo “sta lassù in alto” . Occhei, vado lassù in alto e riparcheggio. “E’ questo il Parco Papacci?” chiedo a un passante “si, ma è molto grande”. Ecco te pareva, sto parco arriverà a Viterbo, sta a vedere, ma m’incammino a piedi in cerca di pulitori. Finalmente ne vedo uno con un rastrello e raggiungo il gruppo. “Siete i pentastellati?” “no, di nessun partito, siamo quelli che puliscono” “C’è Sissi?” chiedo allora, visto che il posto su FB l’ha messo lei. Eccola!! Mi fa festa perché sono arrivata da Ciampino, come dire da Timbuktu, ma non mi dà ordini specifici. Allora prendo un sacco e mi accodo a certi che stanno pulendo un roveto bordo strada. Anche questi dicono di non essere pentastellati, bon, fa niente, però mi sembra logico separare l’immondizia dal vetro, per cui cerco di racimolare il vetro e fare sacchi a parte. Dopo un bel po’ di tempo passato a pulire bordo strada, vedo una che sta ramazzando dentro il parco così la vado ad aiutare. Subito sparisce lasciandomi in balia di una siepe di alloro dalla quale, se ci passi il rastrello, esce l’immondizia dei secoli, dagli etruschi in poi. Fortunatamente sgamo uno che sta pulendo lo stesso posto, ma dall’altra parte, ossia dal muretto, molto più facile e più efficace. Bon, mi accodo a st’altro per riempire i sacchi di vetro e separare l’immondizia. Escono anche un portafoglio con documenti, penso degli antichi romani, e varie siringhe tossiche. Annamo beh. Alla fine arriva un camion Ama per prendere tutto il maltolto che abbiamo accumulato. “Presto buttate tutto dentro al camion perché altri non ne arrivano”. E qui scopriamo che l’Ama prende tutto, vetro e altro senza separare, perché il vetro dovremmo portarlo all’apposita campana, che non c’è nei dintorni. Un ambientalista si riempie la macchina di sacchi di vetro, ma rispetto agli altri è un’inezia, perché, a fare un’analisi dell’immondizia, la maggior parte è composta da bottiglie di birra. In men che non si dica il camion è strapieno e vedo certe che per far pulizia tagliano anche i bambù, scoprendo un mondo di sporcizia vergine. “NO tagliare piante” dico subito, anche perché non serve, ormai quello che sta sotto è bello che sepolto. Mi sembra che il tutto sia finito qua, se il camion non torna, inutile raccogliere ancora, c’è chi inizia ad andarsene e io pure dovrei tornare al Timbuktu de noaltri. Saluto tutti accordandomi a future pulizie che, ormai ho visto, sono una goccia nel mare, ma chissà, magari a svegliare qualche coscienza sopita di passante. Come quella che, mentre pulivo, mi ha fatto una testa tanta contro chi sporca ma non s’è degnata di raccogliere una bottiglia che sia una e bon.
Alla prossima!!! Mg 10.4.2021

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