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Nero Polleca

Antefatto: Visto che il buco in parete lì sta, in attesa di provetti arrampicatori, si decide di vedere i buchi dirimpettai, quelli emersi dall’incendio del bosco. Come dire c’è sempre un lato positivo nelle cose. Siamo parecchi: Barbara, Mario, Paolo, Federica, Luca, Nozz, Elena e la sottoscritta, onde per cui ci dividiamo per squadre, i vecchi (Nozz e Mario) andranno nel versante Valle Lago, tutti gli altri in quello Fossa dei Fiocchi.

L’epica impresa: Noi giovani c’inerpichiamo nel ripidissimo ghiaione sopra la strada, tra legni bruciati e massi in bilico, attenti a non farli precipitare sulle teste dei compagni o sulla strada. I vecchi, dall’altro lato, hanno il compito di dirigerci nel buco giusto, a voce o per telefono (..con Mario tanto telefono non serve..). Siccome siamo bravi non buttiamo giù nemmeno un sasso, nonostante il Presidente ogni due per tre ci ricordi che dobbiamo camminare leggeri sulla terra. Finalmente siamo al primo buco che, ovviamente, è il solito riparo sotto roccia. Qua Luca fa un sondaggio archeologico per vedere se, alle volte, gli sparagnai esperuli abbiamo sepolto qualche individuo. Niente, solo un coccetto sul quale il Presidente non esprime giudizio alcuno. Ora dobbiamo salire al buco superiore e mentre c’inerpichiamo a ridosso della pareti, il Nozz si ricorda di avere il cellulare. “Dove siete?” “di fronte a te” “non vi vedo” e lo so, accecato è. Si sente, in ogni caso, rimbombare il vocione di Mario che, se non lo facciamo noi, provoca smottamenti e frane nei terreni malfermi, come un ciclone d’aria. Bon. Il Presidente e Luca son lanciati nella scoperta e ci tocca passare per una viscida placca rocciosa che se caschi non ti catano nianca i ossi. Barbara e Federica fanno sto passaggio circospetto senza dire ne ahi ne bai, invece io e Elena, che a rigore siamo più caine di loro, ci mettiamo alquanta paura. “Come sei passata?” frase di rito “c’è un appiglio per le mani” risponde Federica ancorché non ci pensi minimamente di venire a farmelo vedere. A tastoni lo trovo e, sperando che non si stacchi, faccio forza e passo di là. Salva. Ora è la volta di Elena “c’è un appiglio per le mani” le dico però l’aspetto per prenderla al volo “non mi toccare!!” ahò, manco fossi un maschio poi che l’avrei salvata da morte certa per spiaccicamento sulla strada di Polleca. Passa anche lei e arriviamo ad una balza con filo spinato. Intanto Luca appura che anche il secondo buco è un riparo sotto roccia. E il Nozz? Mi ha tartassato di telefonate mentre stavo nell’ambasce del passaggio circospetto. Quello mai telefona, solo quando non serve. Per dire cosa? Che stiamo sulle pareti, andate a destra che c’è la via. Ambè. Andiamo a destra e troviamo finalmente la traccia per Fossa dei Fiocchi. “Ahò, venitece a ripjià a Fossa dei Fiocchi” strilliamo un po’ a voce e un po’ al cell. Arrivati in cima pausa pranzo. Come tutte le pause pranzo del GGCR non finisce mai, sempre gruppo meridionale è, tutto sommato. Intanto me ne vado a zonzo per flora aurunca e ne trovo anche tanta. Sehh, portace quassù i botanici, e quando? Al ritorno ecco i vecchi con la macchina a riprenderci. Ma non è ancora notte. Il Presidente ci ricorda che non abbiamo finito la giornata lavorativa, ci sono da cercare altri buchi sopra Polleca, più avanti nella strada, sopra la casetta. Ma non doveva piovere? “Eh no!” ci rimbrotta Paolo “si va a prescindere” Vero è, è il nostro motto. Stavolta a dirigerci resta solo il Nozz mentre Mario viene con noi, salvo fermarsi, con Elena e Barbara, alla prima balza rocciosa. E poi voleva pure che scendessi a fargli la foto, il vanesio! Invece no, mentre Paolo, Luca e Federica s’immergono nell’amelodesmeto a vedere non so che, mi faccio dirigere dal Nozz, sempre immersa nell’erbaccia tagliamani, verso un buco lungo e stretto in alto alla meonara, che si vedeva a occhio che era sicuramente un riparo sotto roccia da manuale. Infatti. Anche qua l’omo sparagnao ha sparagnato su graffiti, selci, sepolture e cocci. Te credo, quassù che ci veniva a fare? Lontano dal rio Polleca una cifra. “Non vuol mica dire” pontifica Luca “le condizioni geologiche all’epoca dello sparagnao potevano essere ben diverse” Ecchè, vuoi dire che è vissuto 20 milioni di anni fa sto qua? Longeva assai la razza aurunca. Fatto sta che, a tirare le somme, anche stavolta non abbiamo trovato niente di che. Ma ci siamo inzozzati di nero fumo che è una bellezza, lo sa bene Carmina che ci ha visti arrivare come San Lazzari “eh no, la stanza l’abbiamo appena pulita”. Ma lei è troppo buona, ci ha fatti andare lo stesso, altro che solo 5 minuti come ha dichiarato Paolo. Quelli del GGCR quando iniziano a mangiare mò li schiodi!
Alla prossima!! Mg 25.11.2017
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