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Murge tarantine

Antefatto: Tutta colpa di Vito il botanico, ha invaso Actaplantarum di foto sulle Murge dipingendole come chissè che, così tartasso a mia volta il Nozz che mi regala, per Natale, un libro sulle Murge. Annamo!!! Da Natale, l’occasione per visitarle capita a ottobre, nel limbo tra la torrida estate e il giaccile inverno.

10.10.2018 Mottola La nostra base qua è, nella Spia dello Jonio, un paese bianco arroccato su un colle, 387 m, in pieno centro storico, tra chiese di gialla pietra pugliese e pavimenti di bianchissime chianche di Altamura, fatte apposta per scivolare. Il padrone di casa ci fa vedere il nostro appartamento, “vi piace?” bellissimo non c’è che dire, ma dove stendo i panni? Allora ci porta in un altro con lavatrice, i panni, in ogni caso, si stendono nella pubblica via. Certo, quando vedranno le nostre mutande e magliette color isabella, tutte un buco, saranno felici, adeguate al decoro urbano. Scopriamo che si mangia, tardi, anche in macelleria. Magna Grecia. Per stavolta andiamo in pizzeria a fare l’interrogatorio al pizzaiolo sulla struttura a cripta del locale. Stavano scarsi ad architetti impiccioni, ahò sono quelli che hanno steso i panni?

11.10.2018 Gravina di Montecamplo La giornata inizia con uno stillicidio di chiese rupestri, manco fossimo religiosi. Veramente stavamo alla ricerca del villaggio rupestre di Petruscio, ma essendo chiuso, facciamo un pellegrinaggio tra San Gregorio, Sant’Angelo, Madonna dei 7 lumi, Santa Margherita, San Nicola, tutti scavati nella roccia, tutti bizantini. Il Nozz guarda i santi e io piante e fiori, bizantini pure loro, infatti sono proprio Anfi-Adriatici. E poi c’è la quercia endemica quercus trojana che già il nome…..Incappiamo anche, guarda caso, in un percorso botanico nella gravina che contiene l’ipogeo- chiesa rupestre di San Nicola, dove un buco nella roccia fa entrare un raggio di luce che arriva proprio nel cuore del santo, lo sapevate? La chiesa, cappella sistina delle chiese rupestri, è chiusa e il percorso botanico risale a quando hanno scavato la chiesa o giù di lì, tuttavia trovo specie interessanti assai, quelle non indicate, ovviamente, che hanno indicato l’ortica, anvedi. Visto tutto, passiamo alla ricerca della Gravina di Montecamplo, la gravina c’è ma trovare li sentiero che la percorre è un problema serio. Chiediamo ai locali, uno ci avverte che ci sono lupi e cinghiali, un altro solo cinghiali e ci fa capire che forse il fondovalle è intransitabile, cosa che scopriamo subito con i nostri occhi. Bon, non ci arrendiamo e a furia di andare su e giù finalmente incappiamo in un bellissimo percorso che parte da una masseria abbandonata, vietato l’ingresso. E’ segnato con nastri e bolli rossi, non percorre il fondovalle, ma ci passa a fianco, immerso in un bosco di pino d’aleppo ed essenze vegetali da pippa. In effetti per entrare nel fondovalle c’è da armare un salto, piastrine in loco. Il Nozz si lagna tutto il tempo dal caldo ma per me sto posto è magico, bellissimo, pieno di fiori e farfalle, perché, sempre colpa di Actaplantarum, mi sta venendo la fissa anche delle farfalle che, rispetto ai fiori, sono molto più esagitate e non stanno ferme un secondo. Fatto sta che procedo gobboni pianissimo, per la gioia del Nozz che ha un motivo ulteriore di lagna, mi deve pure aspettare, ne più ne meno di quellidelcai. Percorso il sentiero in discesa, sbuchiamo sulla strada e la facciamo in salita fino alla macchina nella masseria vietato entrare. E per oggi basta, la macelleria ci aspetta.

12.10.2018 Saturo. Ascoltando il consiglio del padrone di casa, decidiamo di devolvere una giornata al mare. Si, ma dove? Nella baia dell’Ilva di Taranto, tra i fumi siderurgici? Eh no, a Saturo. Passando per Taranto che, a vederlo così al passaggio, non sembra affatto la ciufega inquinata che descrivono, ma assomiglia alla bella Siracusa. Magna Grecia. In poco tempo siamo a Saturo, laddove ci dovrebbe essere un parco archeologico che, a partire dalla preistoria, arriva fino ai bunker della seconda guerra mondiale. Il tutto uno sopra l’altro. Ci aspettiamo chissà che, tipo cartelli, uffici turistici, biglietterie, macchè, solo una laconica indicazione “villa romana”. Laconica, ovvio, qua c’erano i Laconi, niente di non essenziale. Bon. La stradina angusta finisce in un parcheggio custodito e tutto intorno divieto. Il parcheggio custodito è libero, c’è un tizio che ci dice che lui sta la e se proprio vogliamo lasciargli qualcosa meglio. Ambè. Intanto ci prepariamo per visitare il sito e, semmai, il mare. Ma appena lo vediamo dall’altro restiamo basiti. Il basso altipiano calcareo che ospita le rovine di ogni epoca, circonda una baia stupenda, con sabbia bianchissima e mare cristallino. Subito prendiamo asciugamani e costumi ma prima c’inerpichiamo nell’altopiano. C’è la villa romana, chiusa? No, aperta, 4 mura che solo noi, abituati a rovine, possiamo decifrare. A dire il vero mi dedico alla caccia fotografica di farfalle esagitate. Perché ho letto che ce ne sono di rare nelle Murge. Camminando arriviamo alla baia successiva, sempre bella, alla torre pericolante, al bunker che ha sommerso ogni rovina precedente, alle cave antiche, alle insenature di acqua blu. E poi torniamo di gran carriera a farci il bagno. Veramente chi se lo fa sono io che il Nozz, sentita l’acqua e i pesci che gli morsicano le caviglie, desiste. Perché l’insediamento è sorto dove c’era una sorgente e un gran lago sotterraneo. Come dire che l’acqua del mare perciò è fredda? Mai come le aquae pastenae. E con tale considerazione, preso il coraggio speleo, mi butto senz’altro e nuoto per tutta la baia fino all’altra parte, scoprendo che la sorgente sta nella parte opposta, vista la corrente gelida che mi arriva di botto. Occhei, ritorno a nuoto sui miei passi e facciamo vita marina per almeno due ore. E poi, da nome, il Nozz è Saturo! Più che altro dovremmo mangiare anche se ci dispiace, tutto sommato, lasciare sta meraviglia di mare. Così mi faccio un altro bagno e bon. La ricerca del cibo si rileva ostica, tutto chiuso, anche la metropoli di Pulsano non offre niente, ci tocca tornare a Taranto e incappiamo in un self service mangereccio che propina al Nozz una minestra di lenticchie che lo metterà ko per tutto il resto della giornata, alla ricerca di gabinetti immediati. Non ci resta che tornare a casa, una parola, arrivare a Mottola da Taranto, senza indicazione alcuna e con i navigatori che non si mettono d’accordo ci fa percorrere la SS7 avanti e indietro finchè troviamo il passaggio chiave, per strada sconosciuta anche ai navigatori. A Mottola si festeggia una Madonna per cui niente parcheggio, tutte luminarie ma, alla sera concerto con orchestra di Flauti di Conversano. Non ce la facciamo scappare, subito ad ascoltare la musica classica tutti emozionati, torniamo a casa solo quando, finito il concerto, sparano musica moderna a palla. E niente zumba acclusa…rottura di timpani senza costrutto.

13.10.2018 Gravina di Laterza. Come ogni mattina il gran scampanamento delle 7 ci sveglia, ricordandoci che stiamo a Mottola e non possiamo perder tempo a poltrire senza costrutto. “Bon, che si fa oggi?” chiedo al Nozz che ha tutte le cartine di sentieri e gravine “la Gravina di Laterza!”. Benissimo, l’ho vista su internet e mi pare la più bella. “Niente vero” ci dice il padrone di casa “quelle di Mottola non hanno nulla da invidiare, avete visto la cappella sistina dei Bizantini?” “come no, era chiusa ma l’abbiamo vista dal cancello e poi non andiamo per chiese rupestri” risponde il Nozz col suo savoir faire. Ciò detto ci dirigiamo verso Laterza facendo scorta di buonissime mozzarelle pugliesi e cattivo pane pugliese, non che sia proprio cattivo, è moscio, notoriamente il duro è meglio del moscio. Da bravi turisti andiamo diretti all’Oasi Lipu, dove inizia il sentiero per la Gravina, pretendendo di pagare il biglietto d’ingresso. “Non c’è biglietto” ci spiega l’amante dei rapaci che, invece, ci descrive per filo e per segno il percorso da fare. “Si può percorrere il fondo della Gravina?” s’informa il Nozz “Eh no, solo con le guide”. Peccato. Sehhh. Ha parlato senza sapere cosa l’aspettava. Veramente il percorso è di 5 km ad andare e altrettanti a tornare, ovvio, niente di che. Ma tra il dire e il fare. Il sentiero è bellissimo, passa sopra il canyon inciso con pareti verticali alte anche 200 m, spettacolari gli affacci sugli strapiombi, altrettanto le fioriture di Sternbergia sicula e Colchicum cupanii tra boschi, bassi, dell’endemica Quercus trojana. Avete letto bene, bassi, cioè non c’è ombra, pare di stare all’incudine di Dio del sentiero Fuili-Calaluna. Guardando sotto comprendiamo perché il canyon non è percorribile che con le guide, praticamente il torrente invade tutto l’inciso e l’acqua pare nera una schifezza. Le guide ti portano a cavacecio. Intanto ci godiamo, chi più chi meno, il percorso fino al arrivare quasi alla fine. Quasi? Come chi a due metri dalla cima desiste. Intanto non è cima ma discesa, e poi finisce in una casetta che vediamo dall’alto, senza più pareti strapiombanti dove poter cascare a piacimento, solo vegetazione bassa. Chi ce lo fa fare? La curiosità! Va beh, però il Nozz dopo aver tirato fuori la litania di caldo, vento, tiepido, estrae l’asso nella manica: l’anca. Al chè mi impietosisco, ah no, deve camminare ancora a lungo, mica si può consumare l’anca, torniamo vah. Con adeguate soste per mangiare mozzarella e pane moscio e deviazione per la strada sterrata. Tutti felici contenti torniamo a Mottola dove ci aspetta il gran finale della festa della Madonna del Rosario con banda, processione di confraternite varie, fuochi artificiali e concerto serale. Anche la religione vuole la sua parte, se è arcaica come qua, meglio.

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