torna all'indice

Come si fa a controllare la mente?

Dare al vostro toro un pascolo grande ed esteso è il miglior modo per controllarlo.
Lo stesso vale per voi stessi.
Se nella vostra meditazione volete raggiungere la tranquillità completa, non lasciatevi impressionare dalle diverse immagini che troverete nella vostra testa.
Lasciatele venire e lasciatele sparire: allora saranno sotto il vostro controllo.
Ma ciò non è così semplice.
Quando tenterete di raggiungere uno stato di pace interiore, non riuscirete a rimanere seduti; e quando cercherete di non sentirvi disturbati da nulla, il vostro impegno non sarà l'impegno che occorre.
L'unico impegno che vi può aiutare, è quello di concentrarvi sull'inspirazione e sull'espirazione.
Lo chiamiamo concentrazione, ma concentrare la vostra attenzione su qualcosa di preciso non è il vero scopo della meditazione.
Il vero scopo è vedere le cose come sono, e nel lasciar che tutto vada come deve andare.
Questo atteggiamento è ciò che permetterà di avere ogni cosa sotto controllo.
Meditare vuol dire aprire la nostra piccola mente, perciò la concentrazione è soltanto uno strumento che vi aiuterà a percepire la mente più grande, o la mente che è ovunque.

I benefici della meditazione

Meditation alters brain patterns in ways that are likely permanent, scientists have known. But a new study shows key parts of the brain actually get thicker through the practice.


Brain imaging of regular working folks who meditate regularly revealed increased thickness in cortical regions related to sensory, auditory and visual perception, as well as internal perception -- the automatic monitoring of heart rate or breathing, for example.
The study also indicates that regular meditation may slow age-related thinning of the frontal cortex.
"What is most fascinating to me is the suggestion that meditation practice can change anyone's gray matter," said study team member Jeremy Gray, an assistant professor of psychology at Yale. "The study participants were people with jobs and families. They just meditated on average 40 minutes each day, you don't have to be a monk."
The research was led by Sara Lazar, assistant in psychology at Massachusetts General Hospital. It is detailed in the November issue of the journal NeuroReport.
The study involved a small number of people, just 20. All had extensive training in Buddhist Insight meditation. But the researchers say the results are significant.
Most of the brain regions identified to be changed through meditation were found in the right hemisphere, which is essential for sustaining attention.
And attention is the focus of the meditation.
Other forms of yoga and meditation likely have a similar impact on brain structure, the researchers speculate, but each tradition probably has a slightly different pattern of cortical thickening based on the specific mental exercises involved.

Più compassionevoli con la meditazione
(di Roberta Pizzolante- Le Scienze maggio 2008)

Si può imparare ad essere compassionevoli? Da uno studio fatto da un'equipe di Richard Davidson dell'Università di Wisconsin a Madison è emerso che attraverso una pratica intensa di meditazione si modifica l'attività delle areecerebrali delle emozioni e dell'empatia.
La ricerca ha coinvolto 16 monaci tibetani, esperti di meditazione, e altrettanti laici, introdotti alla pratica due settimane prima dell'esperimento.
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale nei momenti di meditazione e non, mentre alcune voci evocavano sentimenti negativi, positivi o neutri: donne angosciate, bambini che giocavano, rumori di sottofondo in un locale.
I risultati hanno rilevato nei monaci una maggiore attività dell'insula, regione vicina alla corteccia frontale con un ruolo chiave nelle emozioni, tanto più intensa quanto più profonda era la meditazione e nella giuntura tra lobo temporale e parietale, dove si trovano i centri dell'empatia.
La capacità di coltivare il sentimento di compassione, dicono i ricercatori, è utile nei casi di depressione e per capire bullismo, aggressività e violenza negli adolescenti.

torna all'indice

torna al menu