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4.8.2015 Eremo di San Bartolomeo
La giornata escursionistica inizia sulla seggiovia di Guado di Coccia, 1646 m, da qui abbiamo un’ampia scelta, salire sul Monte Amaro, 2793 m, oppure alla Tavola Rotonda, 2403 m, oppure….con Diana al seguito optiamo per salire sul primo montarozzo dove arriva lo skilift. Sehhh!!! Abbiamo fatto i conti senza l’oste. Non c’è traccia di sentiero, percorriamo un deserto di ginepri nani, non c’è un albero e fa caldissimo. Allora tentiamo di arrivare sotto lo skilift e percorrere la noiosissima rampa che porta in cima. Appunto, noiosissima, il Nozzolone sta una cifra avanti e noi, con Diana, ad inventarci le storie per farla camminare. Ma de che! “Chiama tuo padre, scendiamo e cambiamo itinerario, abbiamo trovato il peggio del peggio della Maiella”. Il Nozz è ben contento di tornare indietro e più contenta ancora Diana che, all’arrivo della seggiovia, trova una specie di rafting con gommoni che la fa felice. Almeno lei. E ora? Francesco propone l’eremo di San Bartolomeo che sta a Roccamorice, dall’altra parte del massiccio “male che va, viaggiamo in macchina con l’aria condizionata” come i vecchi al supermercato…Durante il viaggio ammiro la Maiella nella sua veste migliore, sognando il deserto sommitale pieno di flora endemica e di inghiottitoi. Il nostro pellegrinare in auto si ferma a mezz’ora dall’eremo, da qua a piedi ce la potremmo fare, il caldo poi ci farà espirare i peccati. Il percorso si svolge in un comodo sentiero laddove baluginano selci scheggiate, pteridium aquilinum contenente il ptaquiloside, un composto cancerogeno, e prunus spinosa trigno dai benefici effetti antitumorali. Come dire il diavolo e l’acqua santa. Già l’acqua santa. Quella la troviamo nell’eremo, dove c’è una vaschetta di acqua stagnante che, mischiata all’acqua sorgiva del sottostante torrente Capo la Vena, dovrebbe guarire tutti i mali. Lasciamo il Nozz nell’eremo, seduto su una sedia col cappello vicino, sia mai alzasse qualche euro, e andiamo ad esplorare il torrente. La gola è bellissima, con parecchie pozze incise nella roccia, Francesco si fa il bagno risanante e Diana s’impossessa di una rana appenninica e ci gioca tutto il tempo. Poi il figliolo va in esplorazione della faglia che sta sopra la sorgente miracolosa e io ci metto i piedi dentro, guarissi dalle spine di riccio. Non se ne parla di tornare, aspettiamo che il sole si dia una regolata e poi il Nozz, lassù nell’eremo ci sta benone, non ci pensa per niente a fare sti 5 minuti fino alla sorgente e mettersi tutto dentro a scopo terapeutico. La giornata si conclude a mangiare gli arrosticini, che non si passa per l’Abruzzo senza assaggiarli, sono più risananti della pozza eremitica!.

5.8.2015 Eremo di Sant’Onofrio a Morrone.
Certo che per agnostici come noi girar per eremi è il colmo!. Però gli eremi sono strettamente connessi con grotte e luoghi archeologici per cui, volentieri, andiamo a visitare anche questo. La visita inizia dal tempio di Ercole Curino, protettore delle acque sorgenti e dei mercanti, importante tempo italico-peligno seppellito da una frana. Il tutto solletica la nostra curiosità come frane, grotte, sorgenti, terremoti. Visto che qua non possiamo fare l’incubatio risanatoria, saliamo l’erto sentiero per l’eremo. Qua è vissuto Pietro da Morrone, Celestino V, santo. Il luogo, in effetti, gronda santità eremitica. Particolarmente interessante, per me e Diana, è stato il rinvenimento di caramelle sacre nel refettorio dei monaci, ne abbiamo fatto una gran scorta, lasciando un’offerta che ne comprassero altre per golose pellegrine come noi. Poi passiamo a visitare la grotta dove dormiva Pietro-Celestino, la cui roccia, se ti stendi, ha potere risanatorio per il mal di schiena. Mi stendo con devozione e mi passa. Che il potere curativo dell’incubatio è famoso fin dall’omo sparagnao. E visto che son bella risanata, posso tornare a casa che mi aspettano altri massicci montuosi terapeutici per il corpo e per lo spirito.

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