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Long way (Scavi Pozzo Pasqualina-Monte Altino)

Antefatto: Tutta la notte a ramenarsi, chi dal mal di braccia (il Nozz), chi dal mal di schiena (la sottoscritta), ma alle 6 meno 10 trilla la sveglia e, siccome dolicopode, eccoci zompare a Monteporzio dove ci aspettano i nostri amici: Saverio, Lavinia e Andrea. Il loro sorriso caldo ci ricompensa dell’alzataccia. Alle 7 e mezza tappa a Valmontone a prendere Emanuele, non il nostro, no, quello mezzo GSCAIROMA mezzo Shakazulu. La nostra meta è lo scavo di pozzo Pasqualina!. .
L’epica impresa:
Arrivati a Pontecorvo ci affianca Saverio “le avete voi le callarelle?” “noi???no!! dovevate prenderle voi in sede” ecco fatto, e ora come scaviamo? Poco male, al primo ferramenta entriamo in massa e, sparpagliandoci per ognidddove, andiamo alla ricerca di callarelle. A questo punto veniamo presi dal raptus dello shopping compulsivo perché vedo Lavinia soppesare una mazzetta, io provare i guanti da scavo, altri in adorante ammirazione di vernici, piastrelle, cavi, tranne che comprare il dovuto. Saverio però ci riporta all’ordine, due callarelle, € 3,20 e passa la paura. “Buon lavoro” ci augura il padrone sollevato dal vederci finalmente uscire. Ora tappa all’alimentari, sosta da Pierino e, prima di sera, eccoci a Monte Altino. Laddove arriviamo coperti come in Alaska, perché è notorio che la temperatura di Monte Altino è torrida d’estate e polare in inverno. Invece no, si sta benone e la grotta ci regala anche un leggero soffio che viene interpretato da Andrea come un tornado “regà senti che vento!!!!!!!!”. Emanuele, che secondo me rosica a veder sto ben di dio di calcare aurunco tutto nostro, va a sondare un buco sottostante come dire che il vento s’infila là ed esce qua. Tipo grotta-traversata da 10 metri. None!!! Andrea e io iniziamo lo scavo con due callarelle tirate dagli altri e si fa subito il dna delle corde. Però anche sto fatto vien superato e presto Andrea si trova incuneato tra roccia e macigni. “Tocca levare sti macigni” propongo “la grotta c’è ma non riusciamo più a scavarla “eccerto si tratta di una long way” risponde Andrea. Aggiudicato il nome del primo pozzo, Andrea dà di mazzetta ai macigni che si spaccano come grissini. Delle due l’una, o Andrea ha delle braccia da incredibile Hulk o la roccia è parecchio fratturata. Però tocca levare sti macigni e subito il Nozz appronta il paranco e io sono l’addetta a fare nodi. Li impacchetto come pacchi natalizi il cui lungo scioglimento offre il tempo di farsi anche un pranzo di Natale, come osserva Saverio. Ben, basta, mi viene un atroce mal di schiena e il mio pranzo consiste in un buona tazza di Oki. Ora allo scavo vanno Lavinia e Saverio e in men che non si dica il pozzo si approfondisce sempre di più. Ancorchè non se ne veda l’inizio. Non sto a tirarla per le lunghe, quando le ombre diventano, appunto, lunghe assai, è ora di levar le callarelle e tornarsene a valle. Tutti contenti perchè finalmente Lavinia, disatomizzandosi tra roccia e roccia, ha visto un mammellone di concrezione che, forse, è l’ingresso di un pozzo vero. Mentre torno fotografando un tramonto strepitoso, piegata a metà dal mal di schiena, e proprio grazie a questo, vedo un pozzo già bello che fatto, saranno 6 metri, rilevabile come dire. Meglio che niente. Concludendo, siamo stati proprio benissimo, contenti, appagati, desiderosi di tornarci quanto prima!
Alla prossima! Mg 19.12.2015

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