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La discesa dell'Innominato (Esplorazione Abisso Innominato)

Antefatto: Venerdì al lavoro. “Che fai domenica? Non mi dire che vai in grotta” mi chiede Gianna. “Eh sì, mi tocca!” ovvio che devo fare un po’ di lagna, qua è di prassi.”Ma lascialo annà da solo tuo marito, tu hai la casa” vuol dire tutti i lavori di casa pregressi.
Si, effettivamente ho la casa che è un bordello, ogni volta che entro mi prende un colpo, ancora mi devo riprendere dei tubi ospedalieri, dalle pareti scrostate, dal caos della cucina sottoposta a surplus di verdure cotte, dalla furia devastatrice delle nipoti, dal fango dell’erba appena piantata e….chissenefrega!!!!!!!!!!
Domenica vado in grotta, esticazzi!.

L'epica impresa:Appuntamento alle 7,30 a Monteporzio con Luca e Roberta. “Lo sai a che ora mi sono alzata stamattina???” alla solita ora, per me. Enrico dà buca, non sente né sveglia né cellulare impostato sul silenzioso. Dimenticanza freudiana.
Arriviamo al Petrella parlando di politica e disonesti, tanto per iniziare bene la giornata. Ho preso atto che chi mi frega la matita al lavoro è diretta elettrice del grande disonesto e chettevoi lamentà, abbiamo i governanti che ci meritiamo. Loro si, ma io che mi porto la matita dell’Ikea? Va beh. Mi consolo ammirando la splendida fioritura rosa dell’erica multiflora e quella bianca della satureja montana, la bellezza è un balsamo ad ogni incazzatura.
La salita al campo è impreziosita dai richiami di Roberta. Come se mi perdessi poi. Manco rispondo che non ho il fiato per respirare, figuriamoci per urlare che sto facendo il mio sentiero alternativo e non rompesse i maroni. Arriviamo al campo e trovo Paolo, Federica, Elena, Fabio e i circolesi Augusto e Federico, tutti svegli e quasi pimpanti nonché Sanvincenzodaitri arrivato di corsa dal suo giro mattutino per tutta la piattaforma carbonatica. Immediatamente racconto i gossip del convegno di Carpineto. “Ah, regà, lo sapevate? Il massiccio aurunco è proprietà personale, noi qua stiamo fregando grotte” “DAVVERO??e chi lo dice?” borbotta Sanvincè, padrone e signore degli aurunci sopra e sotto.
Ma poi prende il sopravvento la curiosità “che avete combinato a Majin bu?” “Un nome una grotta, è un circo, la finestra porta ad un pozzo, bello per carità, ma che immette in quello sotto, si scende da una parte, si sale da un’altra, si riscende e si risale come i criceti sulle corde, ci sarebbe un’altra finestra ma oggi andiamo al pozzo di Federico”. “Dov’è?” “qua dietro” un par de balle, sta a due passi dal precipizio per Spigno Saturnia, quello che Vincenzo definisce il posto più distante in assoluto per cercar grotte. E se lo dice lui…
Al passaggio vediamo l’ingresso introvabile di Shish Mahal (altrui) e un sacco di altre grotte future in via di scavo, NOSTRE! Famose a capì una volta per tutte. Arrivati al pozzo di Federico, inizia lo scavo. Si alternano Luca e il Nozzolone mentre Federica dà le direttive con voce autoritaria una cifra. “Guarda se quel sasso si muove, metti la corda, leva quella radice”. Le trasferirei immediatamente lo scettro presidenziale se non fosse per Loretta che mi dice sempre “noi ti adoriamo presidè!” a chi? A me? Confermo che sono una perfetta impedita ma per questo faccio speleologia, sia mai che imparassi qualcosa prima o poi. Però quando Loretta dice così mi commuovo. Sarà stato per la lezione fossilifera? Boh? Intanto è arrivato il momento di armare e scendere. L’onore al Nozzolone. Quei due anni che gli restano da vivere faglieli vivere bene, va la, che con sti 20 kili di meno si sento sto ragazzino. Però lo seguo a ruota. Arriviamo alla grande frana. Quella creata da noi con tutti i matrulli buttati di sotto. Fortuna che c’è un ballatoio dove mettere i macigni e facciamo pulizia. Intanto osservo la roccia. C’è uno strato verdastro, sembrano argille compattate, subito sotto un livello fossilifero di circa 30 cm, tutti microscopici foraminiferi, le nefaste orbitoline? Fosse questo, il pozzo successivo si apre proprio sfondato il livello fossilifero ed inizia un calcare da brivido. Scende il Nozzolone con la corda da 9, “è da otto!” ma quale, sembra da otto per la paura. 15 metri sotto intercetta un meandro e lo raggiungo mentre lui predispone un coniglietto per armare il pozzo sottostante. Lo raggiungo e muoio di freddo mentre arma, non mi sono messa il pile per non doverlo lavare, così pago il fio ma mi compiaccio che c’è aria. Intanto lui scende e scopre che la corda non basta, ha sotto di se perlomeno altri 20 metri e mica può saltare…
“Risali che ti porto lo zaino”. Sia mai che portare lo zaino mi scaldi le gelate ossa. Prendiamo un po’ di roccia fossilifera per analizzarla e via, sopra a raccontare gli eventi.
Sopra stanno tutti a magnà, infreddoliti come me mi pare, è tardi stratardi e tocca tornare a valle e raccogliere anche un po’ di pinaroli per l’inverno.
“Domani vai al lavoro?” mi chiede Augusto che, abitando a Prodo, arriverà a casa per lo meno all’una di notte se gli dice bene “certo, devo vedere Gianna che vuol sapere cosa fanno i rozzi speleologi di domenica, tutto tranne che pulir casa”.
“Federì, tu che l’hai scoperta, come si chiama questa grotta che abbiamo sceso?” “Non la chiamate abisso per carità che porta male” dice Paolo. Federico non si pronuncia, magari vuol sapere che fa sotto, se sfondate le orbitoline porta al mare, se è un meno 300 come il vicino Shish Mahal (altrui..) se se se.. Te pjasse un colpo di grazia, grotta, e vedi di scendere al mare prima dell’inverno!
Alla prossima! Mg 7.10.2012

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