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Ci sono grotte non originate dall’acqua?
Sì, sulle pendici dei vulcani.
Lo scorrimento delle lave forma delle grotte di un tipo particolare, “a tubo”: l’esterno del flusso di lava che corre verso valle si raffredda e cessa di scorrere, venendo a formare un tunnel al cui interno continua a scorrere la roccia fusa (incavernamento della lava). A fine eruzione viene lasciato un tubo di roccia che, una volta raffreddatosi, potrà divenire percorribile.
Le più grandi grotte a "tubo di lava" si trovano nelle Haway e raggiungono sviluppi di oltre 10 km; in Europa ve ne sono di famose nelle Azzorre. In Italia, sulle pendici dell’Etna se ne aprono diverse centinaia, alcune delle quali superano abbondantemente il chilometro di sviluppo.

Se butto un sasso in una grotta arriva sino in fondo?
Ovviamente no, così come se si butta un sasso giù da una montagna esso non arriva sino in mare.
Ma sia in montagna che all’imbocco di una grotta non bisogna buttare giù sassi perché non si può mai sapere cosa c’è sotto. In montagna possono esserci escursionisti, o anche solo alberi, che si troverebbero esposti ad uno stupido danno. In grotta ci possono essere degli speleologi, delle corde per scendere, delle concrezioni.
La regola da seguire è facile: negli imbocchi delle grotte non si deve buttare assolutamente nulla, perché sono preziose, e neppure avvicinarsi, perché spesso sono anche pericolose.
Se qualcuno è incuriosito dalle tenebre di una grande entrata si avvicini piuttosto alla speleologia: potrà avvicinarsi molto più che solo al Bordo dell’Abisso e imparerà a scendere là dentro molto di più di un sasso.

Che età hanno le grotte e le rocce che le contengono?
Le risposte sono diverse per le une e le altre.
L’età delle rocce non è difficile da determinare, e così possiamo dire che la gran parte delle grotte note è scavata in rocce che hanno avuto origine soprattutto nel Mesozoico (fra 65 e 230 milioni di anni fa) o, più raramente, nel Paleozoico sino al Devoniano (da 230 a 400 milioni di anni fa).
Per la verità ci sono rocce carsificabili ancora più antiche. Abbiamo infatti visto prima che le montagne calcaree e dolomitiche hanno un’origine biologica: la vita sulla Terra è diventata capace di costruire imponenti deposizioni di rocce carbonatiche già da 6-700 milioni di anni. Ma di esse è rimasto ben poco e solo in zone particolari.
Alla domanda “qual’è l’età di una grotta”, invece, è molto più difficile rispondere, soprattutto perché una grotta è qualcosa che non c‘é.
Si possono però datare due cose, legate ad essa: i depositi e le condizioni di formazione.
In un caso, cioè, misuriamo l’età dei depositi chimici interni tipici di un ambiente di grotta, ad esempio quella delle concrezioni; nell’altro determiniamo da quanto tempo la montagna si trova in una situazione analoga a quella attuale, in maniera da capire quand’è che l’acqua ha potuto iniziare a scavarla all’interno.
Dalle misure risulta che, in genere, le grotte conosciute sono strutture vecchie di pochi milioni di anni e perciò molto più recenti delle rocce che le contengono. Questo, naturalmente, è vero soprattutto per le grotte dell’Europa dato che essa è un territorio geologicamente molto “attivo”; in zone dove i movimenti della crosta terrestre sono minori possiamo trovare grotte estremamente più antiche.

Capitolo: L’ambiente delle Grotte
C’è sempre buio in grotta?
Sì, nelle grotte c'è sempre buio, proprio quell’oscurità che riempie qualsiasi oggetto non trasparente.
Il buio è tanto fisiologicamente completo che se vi si rimane per qualche minuto si finisce per avere difficoltà a capire se i nostri occhi sono aperti o chiusi.
Quel buio fisiologico totale però non è assoluta assenza fisica di luce. Ne esistono tracce dovute a particelle di radiazione cosmica che riescono a penetrare nel sottosuolo (dette muoni), che quando attraversano l’aria di una grotta rilasciano un impercettibile segnale di luce; esso però è estremamente debole e discontinuo e quindi l’evoluzione ha spinto le forme di vita presenti a fare completamente a meno della vista.
Si vede che se la cavano benissimo.
Che condizioni ambientali vi sono in grotta?
Sono, in genere ambienti poco ospitali per l’uomo.
La regola generale è che l’aria delle grotte è satura di umidità e con una temperatura praticamente costante: vediamo meglio queste due caratteristiche.
L’umidità. Acqua ed aria in un qualsiasi ambiente chiuso vanno in equilibrio fra loro quando l’aria diviene satura di vapor d’acqua. In grotta, in genere, ci sono entrambi i fluidi, in ambiente chiusi o semi-chiusi: l’acqua ha così tempo di evaporare e saturare di umidità le masse d’aria che fluiscono nella montagna (il fatto che all’esterno, invece, l’aria sia spesso “secca” è causato dell’azione del sole e delle precipitazioni).
Vediamo la temperatura.
Le grotte sono quasi sempre attraversate da grandi flussi d’acqua: grosso modo la loro temperatura è quella media delle acque che entrano sottoterra, e dunque, all’incirca, quella media delle precipitazioni (pioggia o neve) in quella particolare località. Normalmente, perciò, le variazioni di temperatura da una grotta all’altra sono piuttosto grandi, legate al clima della regione e alla quota.
Le splendide grotte di Sardegna, ad esempio, che si sviluppano prevalentemente al livello del mare, sono intorno ai 20°C, nelle Alpi e nell’Appennino le grotte a mille metri di quota settentrionale hanno temperature intorno ai 6-8 °C, mentre quelle che si aprono intorno ai duemila metri di quota scendono fino a 1-3°C.
In genere, insomma, in grotta fa piuttosto freddo. Questa è la regola, ma ci sono numerose eccezioni legate a situazioni particolari: grotte che si aprono in zone termali possono essere così calde da impedire o rendere estremamente difficile l’esplorazione (le grotte di Sciacca, in Sicilia, arrivano ad oltre 80°C). E’ invece molto raro incontrare grotte la cui temperatura sia sotto lo zero, anche solo di poco.
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