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Gennaro invernale

Antefatto: Con sto burian hanno rotto i cosiddetti, sembra che debba arrivare l’apocalisse, chessaràmai? Inverno è. Meno male che c’è ancora l’inverno.

L’epica impresa: Fatto sta che mi alzo con tutto comodo guardando questa splendida giornata che si profila. “Buon Sanvalentino amoruccio! Guarda che bello oggi, che fai?” chiedo a Sergio ben sapendo la risposta ovvia “sto a casa, c’è vento e fa freddo”. Come se non fosse stato speleologo e montanaro. “Ecco bravo, stai a casa che io vado”. Montagna amore mio aspettami. Sergio, ad ogni buon conto, guarda se ho le catene a bordo e fa il pieno di benzina. “Ma vado al Gennaro! Mica in Himalaya!!!”. Anche se a Guidonia, con tutti sti sensi obbligati, ti fanno girare per l’Himalaya prima di imboccare il Gennaro. Arrivo a Prato Favale e vedo una fila di macchine interminabile parcheggiata all’inizio del sentiero classico. Problemi zero, parto da sotto, sella di Prato Favale per intercettarlo a Malopasso. Che, a dirsela tutta, di ogni sentiero gennaresco questo è il peggiore, melma, spine e rollingstones. Melma stamattina no, è tutto gelato, permafrost, e un vento tremendo mi gela i sentimenti tanto che quasi quasi mi pento della scelta montanara “chi me lo fa fare?”. Ma dai!!! Il fatto che se ridiventiamo arancioni te la sogni la montagna. I crocus sono tutti gelati e sento le gambe legnose. Al sentiero arriva una carovana di gitanti, per cui faccio una traccia parallela che mi porta direttamente al sentiero del partigiano, che nessuno fa. Senza alcun segno di riferimento m’inerpico fino al buon cazzone per la foto di rito con la falce e il martello. Qua inizia e vedersi la neve, dapprima modesta, una spruzzata sulle bacche degli agrifogli, che fa tanto natalizio, e poi sempre di più, con i bucaneve che fanno capolino. Ormai i muscoli sono caldi e mi godo immensamente la natura solitaria. Arrivo al pratone pieno di neve e di vento. Sarebbe saggio tornare indietro, ma voglio vedere se l’acqua del fontanile è ghiacciata. No, e mi fa rimurginare sull’acqua che scalda la grotta. Una pausa col tè, e poi riprendo la via del ritorno, stavolta sul sentiero classico a destra, visto che non c’è nessuno. Dopo un po’ mi pento, sta via a destra ancorchè con bandierine CAI, è una vera schifezza di fango e sassi, altro che la comoda sinistra. Ovviamente. Per cui, appena posso, ritorno al sentiero del partigiano che è casa mia. Mi accorgo però che il sentiero è segnato solo fino ad un certo punto, poi ributta a destra eh no! Scendo alla veteciava a cercare la traccia mia, sperando di non finire nel sottostante vallone buio. Questo tratto l’avrò fatto duemila volte e ogni volta scendo per un posto diverso. Ma fortunatamente ripiombo nella giusta via. E qua perdo tempo a fotografare il crocus biflorus e quello neapolitanus, per sottolineare le differenze tra i vari crocus. Finchè il vento mi ricorda che si, c’è il burian. Ambè, allora dritta a casa, previa doverosa sosta in pasticceria. “E’ San Valentino!!!” strillo a Sergio con i bignè di San Giuseppe in mano. Che di santi non siamo ferrati ma di bignè si, ogni santo è buono per festeggiare.
Alla prossima Mg 14.2.2021

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