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Contenti a Monte Cotento

Antefatto:Giovedì, in sede, Luca geologo semina il panico “a Canale Biforca? Col cavolo che ci vengo!! È stretta e franosa, arriva il terremoto e sei fatto”. Elena subito si spaventa e opta per la montagna e noi? “dove vai Luca?” “a Monte Cotento!” a bon, andiamo.

L’epica impresa:
Siamo in 4, con me e il Nozzolone ci sono Luca e Loretta, nessuno di noi è salito sul Cotento e ci informiamo “da Campo Staffi salita 1 ora, discesa tre quarti d’ora” “E’ la nostra!!!” urliamo in coro, non per niente siamo speleo, usi alle comodità estreme e al perditempismo. Infatti, per arrivare a Campo Staffi ci mettiamo tre ore, distante assai è e poi dobbiamo assaggiare la pizza di Filettino cotta a legna, che certo, per un’ora di cammino serve sostegno. Dov’è il sentiero CAI? Segnatissimo, ma noi, essendo spelei, prendiamo per il bosco, tanto il monte sta là sopra, tondo e insulso, con tutti sti orrendi impianti da sci a corona. Finito il bosco decidiamo di prendere la via più corta, il dritto per dritto e in pochissimo tempo siamo in vetta. Bon, altro 2000 da mettere nel carniere. Eccerto con tutta sta sfacchinata tocca mangiare. E chi si muove? Mangiare, foto in tutte le salse, fancazzismo acuto e ora? Vuoi vedere che ci tocca scendere? Al Nozz scatta l’impulso speleo “scendo per di là a vedere le doline” ovviamente interessa anche a me e poi nelle doline ci sono fiori fioretti e buchi buchetti. Loretta e Luca, invece, vanno a vedere una pozza d’acqua con le mucche. Molto pittoresca. La sfilza di doline non regala niente, ma una defilata si, al lato c’è un buchetto con aria fredda. “Ariaaaaaaaa!!” strillo e Luca ammette “si ci sono le bottiglie dentro” che, detto da un geologo, fa presupporre chissà che genesi tettonica, un buco con bottiglie. Però a questa constatazione non segue un reale interessamento al buco “troppo lontano” fa il Nozz “ma se sta a due passi dalla macchina!” “no, troppo lontano da noi” si….perchè il Petrella è vicino? Bon, lo regaliamo a Shaka Zulu che è di zona e poi Nerone l’avrà già visto di sicuro. Finita sta lunga escursione non mi resta che cercare qualche pianta con zolla per rimpinguare l’area carsica del mio giardino. Trovo la galeopsis angustifolia “vuoi trasferirti da me?” e non ti dico quanto!! Stesso clima….Al ritorno sosta a Trevi nel Lazio, che dobbiamo favorire la crescita economica dei paesetti simbruineschi, prima che vengano travolti da futuri terremoti, perché, come dice Luca, l’Italia è tutta una faglia…E visto che siamo speleologi ci fermiamo a Bellegra a vedere la nostra grotta diventata turistica, solo l’ingresso, tanto per piangerci sopra. Quella del botteghino la illustra come se fosse meglio di Frasassi, come non la conoscessimo fango per fango poi…Snaturata, non è più grotta, ma ci restano le nostre, strette, brutte, franose, con i massi in bilico che se si muove la faglia…..
Alla prossima!! Mg 3.9.2016
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