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Il Costone (Escursione Velino-Sirente)

Antefatto:Luca geologo mi chiama “vieni in montagna domani?” “ovvio che si” non importa dove, in ogni caso chiamo a mia volta Arnolfo “sei dei nostri?” “ovvio che si”.

L’epica impresa:
Stavolta l’itinerario lo decido io, andiamo al Sebastiani da Campo Felice, una passeggiata, visto che Luca non c’è mai stato. In corso d’opera però Arnolfo, che se l’è fatte tutte, propone di allungare un po’ il percorso, mica per niente è di “QuellidelCAI”. “Passiamo là sopra, facciamo punta Trento e scendiamo al Sebastiani. “Là sopra? È una vita che ci voglio andare!! È la Vena Stellante!!!!!!!!!!!!” “No, è il Costone”. Praticamente la stessa montagna che ha due nomi diversi, ma Vena Stellante è assai più poetico. Andiamo senza troppe corse, perché oggi l’escursione è mista, speleo-caina, non ci sono fiori perché è tutto secco marrone, c’è solo da ammirare la Vena Stellante e i panorami del circondario, Velino, Lago della Duchessa, Muro Lungo, Sirente e bon, un mare di montagne. Luca è fuori di sé dalla gioia e Arnolfo pure perché Luca gli sta riempiendo le orecchie di geologia e amenità tecnologiche su tracce gps e roba del genere. Io mi godo la bellezza del posto e la possibilità di andare a una velocità decente. Ci fosse stato Giorgio c’avrebbe buttato di sotto a tutti e tre che abbiamo perso tempo a far foto peggio dei giapponesi. Arrivati a una cima, la più cima di tutte, finalmente ci fermiamo a mangiare, cosa che Luca agognava dall’inizio del percorso. Mentre mangiamo e guardiamo recenti frane e smottamenti dovuti al terremoto, uno sciame di formiche volanti ci rende la vita impossibile. Peggio delle ex colleghe ministeriali. Allora col boccone in bocca scendiamo dritto per dritto verso il Sebastiani, facendo gli gnorri sui giri che ci illustra Arnolfo. “Si può andare al Sebastiani passando per la cima del Velino…”. Non ne dubito affatto, si possono fare anche tutti i 2000 appenninici in poche facili uscite…per loro…Appproposito, anche Luca viene acchiappato dalla frenesia di “QuellidelCAI” che si vuol fare tutti i 2000, ma lui con calma, mette le mani avanti “sono geologo e speleologo” ben e io botanica, vale a dire, dobbiamo prenderci tutti i nostri tempi e gironzolare a vanvera e piacimento. Al Sebastiani altra sosta bevereccia e, visto che non c’è Giorgio con il tachimetro pronto a misurarci il tempo perso, ammiriamo la pioggia che sta scendendo ai Piani di Pezza. Poi, con tutta calma, torniamo giù per la Val Leona in modo tale che la pioggia possa tranquillamente raggiungerci. Ma io ho verificato Cetemps, non dà pioggia per oggi, per cui ho lasciato mantella e coprizaino in macchina, mi fido di Cetemps più della madonna. Vedo che Luca si mette la mantella e Arnolfo la giacca a vento. “Ma davvero davvero dite che piove?” nemmeno il tempo di domandarlo e vien giù l’ira di dio e della madonna di cui mi fido poco. Un diluvio e io ho solo giacca a vento squacchera e calzoncini da spiaggia. Prendo un via tremendo che ho paura dei fulmini che sento schioccare. “”Anvedi come corre!!” dicono all’unisono Arnolfo e Luca “per farla andar veloce basta la pioggia”. E già, questo è puro spirito di sopravvivenza, per scappare a pioggia, fulmini, grandine e torrente laddove c’era un secco sentiero, metto le ali ai piedi e in men che non si dica sono in macchina ad aspettare i due sopravvissuti. Luca non ha il cambio, il mio è ridotto a mogliettina e calzoncini, solo Arnolfo, da bravo “QuellodelCAI” ha tutto quanto, pile compreso. Ma metto l’aria calda modalità tropici e mentre facciamo l’autostrada, passando da 11° a 33°, vedo le facce dei miei amici passare dal bianco cereo ad aragosta scottata “caldo avete?” “un pochino….si stava meglio quando si stava peggio”. Ambè, andiamo incontro all’inverno e di prendere acqua siamo prontissimi!
Alla prossima!! Mg 30.8.2016
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