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Costacciaro mon amour (Escursione Monte Cucco)

Antefatto: questo non è un resoconto speleo, piuttosto superficiale direi…

Lepica impresaArieccoci a Costacciaro, la patria di tutti gli speleologi (o quasi..), Cleofe ci accoglie con la sua solita verve “com’è che siete qua?” Come? Il Nozzolone è stato convocato dal Checco per un tour de force di cervelli studia-materiali e io vengo in veste di badante, nel senso che devo badare che nessuna si avvicini al Nozzolone più di tanto. Appurato che in giro non ci sono femmine pericolose, me ne vado, en passant, in cima al Cucco, con scopo allenatorio pro-Pandora. Però devio per il sentiero dell’acqua ghiaccia, ricordandomi che dovrei trovarci ammoniti. Non trovo niente, manco l’acqua ghiaccia, e mi pare che sto sentiero sia troppo orizzontale per i miei gusti, per cui giro dritto per dritto verso la cima con passo assai baldanzoso. Ok, arrivata in cima, ora posso dedicarmi a fotografare fiori e la sottoscritta in posa da epica impresa. Il giorno successivo, visto che Checco mi ha spiegato ben bene dove trovare le ammoniti e l’acqua ghiaccia, il programma è girare tutto attorno al Cucco, sola soletta, a cercare fossili e fotografare fiori. Però al Cens è arrivato Paolo il sardo, sta lì mezzo spaesato aspettando di iniziare il corso per istruttori CAI. “Tu oggi che fai? Se non hai programmi e ti va, io mi giro il Cucco, vieni?” “eia!”. Subito Checco ha da ridire “Nozzolone, mandi tua moglie con un altro?” mihh, e chè! Mica me lo mangio “quanti anni hai?” “34” “ecco, uno meno di mio figlio, potrei essere sua nonna, figuriamoci!”. Cleofe pure deve dire la sua “vai coi calzoncini corti come ieri? È pieno di vipere”. Manco fossi una deficiente che si va a sedere su una tana di vipere “Ieri non le ho viste”, ma lei insiste con sta storia delle vipere coadiuvata da Orietta a raccontare di vipere come serpenti a sonagli che stanno in agguato in attesa mia e del sardo. Va beh, vorrà dire che mi porto le battecche. Prima sosta da Tobia. “Alberto, c’è ancora il museo delle ammoniti?” “certo! Salite su” “ecco, Paolo, dobbiamo trovare queste”… magari non così giganteschine che manco c’entrano nello zaino. A Pian dei Cavalli mi metto i calzoni lunghi. Per le vipere? Noooo!!!!! Perché fa freddo, anche in pienissima estate, qua fa sempre vento gelido. Ci prendiamo, in ogni caso, una battecca cadauno e via, verso l’avventura. Paolo, da buon sardo, cammina come un treno e io non posso fotografare fiori, che non voglio far la figura della sega, poi mi pare che ce l’abbia con questi che hanno la mania delle foto “esibizionismo” dice. Mihhh! Eccomi! Tarpate le ali, non mi resta che spingerlo a cercar ammoniti, nel grigio ammonitico, almeno rifiato. Ne troviamo di schifosette tutte spezzatine, solo una decente, ma inglobata in un macigno che levati. Ben, non perdiamo tempo, all’acqua fredda! Lì ce ne sono diverse, stavolta nel calcare bianco, per non saper né leggere né scrivere e non far la figura dell’esibizionista, immortalo Paolo , che senza fotografare mi pare di non aver fatto nulla. Il sentiero prosegue e sotto c’è Pian delle Macinare “ti va di scendere e poi risalire? “No!” Mi pare giusto, proseguiamo orizzontalmente verso l’altro ingresso della grotta di monte cucco. “Ti va di scendere a vederlo?” “quant’è distante?” “pochi metri” “allora si”. Il tutto mentre mi racconta di un fracasso di grotte sarde che ha sceso, tutte una più difficile dell’altra, si vede che aggratisse non gli va di faticare. Bon, “ecco l’ingresso, se passi tra le sbarre ti do la lucetta e scendi il pozzo, così vedi almeno come inizia, o finisce, la parte turistica della grotta” “No!”. Ok, allora riprendiamo la trans-cucco. Al bivio “ti va di salire in cima al monte?” “No!” “meglio, l’ho fatto ieri e poi il panorama è lo stesso”. Arrivati all’ingresso principale ci fermiamo a mangiare le barrette energetiche. “Qua è inutile che entri, ci verrai col corso” e via, in cammino, che il sardo ha detto che lui non si ferma a mangiare, mangia mentre cammina. Ok, a me sta benone. Al rifugio della Valcella ecco Roberto “che altro giro ci consigli?” “andate verso la Madre dei Faggi, scendete a Rio Freddo e risalite a Val di Ranco, è un giro ad anello”. Benone, ti va? “SII!!!” Altra sosta da Alberto, breve, che dobbiamo fare l’altro giro. A spron battuto scendiamo verso Rio Freddo, c’è un bivio “inghiottitoio 10 minuti” “ti va di andarci?” “No!” peccato, per 10 minuti l’avrei visto. Al bivio per il BoccaNera 15 minuti, gli chiedo “Andiamo?” “Si!” lo so perché, perché Cleofe mi ha chiesto di portarcelo, ma da Pian delle Macinare, da qua non saprei. Il sentiero è ripido che levati, camminiamo assai più di 15 minuti, arriviamo quasi a Passo del Lupo e del bivio per il Boccanera manco l’ombra. Sta cosa mi scoccia assai. A malincuore riscendiamo e mi pare di essere una gran sega a non ricordarmi dove sta. Fortuna che vedo il cartello “Ecco! È di qua…spero….” Infatti, cammina cammina, mentre Paolo mette ometti dovunque (grazie della fiducia…) finalmente riconosco il posto e vedo il grande imbocco. “Tiè, fammi una foto col Boccanera che devo metterla su flickr e fare l’esibizionista forever”. Poi di gran carriera torniamo nel percorso principale. “Peccato che non abbiamo visto nemmeno una vipera” fa Paolo, e meno male, le battecche ce le siamo scordate in macchina. Al guado di Rio Freddo, Paolo passa al di là che vuol vedere le Marche “eccole, di qua Umbria, di là Marche”. Poi su per la salita, ci sono due possibilità, quella erta che arriva prima, quella dolce che arriva dopo, indovina? L’erta!!! “ha detto Roberto che questa è ripida” “beh,se l’ha detto Roberto c’è da crederci”, rispondo, mentre guardo vogliosa tutti i fiori che non mi azzardo a fotografare. Arriviamo da Tobia in men che non si dica “Ciao Alberto, arieccoci” “sono un po’ stanco” dice Paolo “davvero?, senza fare tutte le cose tralasciate poi, ti sei fatto una bella idea di monte Cucco fuori, domani lo vedrei dentro....e io chissà se mi sono allenata abbastanza per Pandora!”. Allenata può darsi, ma ho fatto pochissime foto e sui fiori c’ho lasciato l’anima, meglio perché c’è il Nozzolone che mi aspetta. Invece no. Sta discutendo animatamente con Checco, mentre Nico lo guarda e mi dice “che cervello!!” e che non lo so? Ancora mi chiedo perché sta con una come me, ignorante come una cocuzza “ma che dici? Siete bellissimi” “ah si, senza di lui berrei la cicuta questo è poco ma sicuro!” intanto vediamo di sopravvivere a Pandora, per la precisione, al pozzo da 30 in liberissima che mi fa una gran paura che si stucchi la corda, l’armo, l’imbraco, la sottoscritta, mentre salgo come una saetta invocando tutti gli dei!
Alla prossima!!!!!!!!!! Mg 6.7.2013
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