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Il Corso di idrologia e tracciamento

Antefatto“Che corso vuoi fare????” chiedo, basita, al Nozz “idrologia sotterranea e tecniche di tracciamento, a Taipana, ci serve per gli Aurunci” “ambè, se ci serve…andiamo!”..

L’epica impresa: Per andare a Taipana, estremo nord-est, laddove piove 360 giorni su 365, facciamo varie deviazioni per altri nord est, Trento e Schio. Guarda caso nei giorni del corso dovrebbe diluviare, soprattutto quando ci sarà l’esercitazione nel torrente. Ma prima no, per cui, arrivati a Trento, il tempo di salutare Francè e famiglia, ormai trentini a tutti gli effetti, ce ne andiamo nel Monte Bondone. Come ci si arriva? Una volta c’erano le cartine, uno le guardava e si dava una regolata. Adesso c’è sto tablet del Nozz. Che a Trento parla trentino e ti porta a far deviazioni dentro capannoni industriali. Per fortuna che al supermercato la cassiera ci spiega come arrivarci, meglio del gps. Bon. Arrivati finalmente alla località Viote, parcheggiamo, accorgendoci di essere precipitati dall’estate torrida all’inverno gelido. Niente paura, mi metto tutti gli strati portati per il corso e prendiamo il sentiero 607 che porta al Monte Cornetto. “Potete fare il giro delle tre cime” ci aveva suggerito Francè. A noi una basta e avanza. Il panorama mostra il Brenta e l’Adamello già innevati, a dire che una settimana fa c’erano 38°. Camminiamo svelti per scaldarci e un vecchiotto in discesa ci avverte che sopra soffia un vento gelido, troppo gelido. Arrivati ad una sella il Nozz mi guarda torvo chiedendomi “Dov’è che vuoi arrivare?” e io che rispondo…alle tre cime? E poi mi prendo tutte le invettive del caso? “per me torniamo pure se sei stanco”. Come dire, è tua la colpa “allora arriviamo fin lassù” come dire, stanco a chi?. Il lassù sarebbe a 100 metri dalla cima, un piccolo sforzo e ci sei. Avrei anche la proposta alternativa di vedere un buco triangolare tipo grotta dell’orsa mortammazzata. Ma quando il Nozz dice che è arrivato è arrivato e si piazza per terra con la pizza in bocca e non lo smuove manco l’uragano Irma “non se ne parla di vedere il buco”. Invece di buco ne vediamo uno mentre scendiamo. Bello, tipo ingresso di abisso messo proprio nel precipizio. Lo fotografo per Francè, un buon inizio speleologico trentino. Al ritorno tappa al giardino botanico alpino di Viote. Che inizia con un bel percorso geologico con le rocce di tutto il circondario ben spiegate per grandi, piccini e pure ciechi. Mentre il Nozz si chiude in macchina, giro solo un pezzo di giardino botanico, grandissimo è, il percorso principale 1 km e fermarsi ogni cartello vuol dire perderci una giornata mentre ho solo un’ora a disposizione. La passo tutta al giardino roccioso dove ci sono tante di quelle specie da farmi venire un infarto dalla contentezza. Talmente sono entusiasta di questo giardino che il bigliettaio mi invita a tornare a luglio, in piena fioritura e mi regala pure una matita. Torniamo a Trento dove andiamo con Francè e famiglia a mangiare in un posto dove ci spennano come tacchini. “Trento è cara, oltre che fredda!”. E ce ne andiamo a Schio. Qua la giornata la passiamo a cercare indumenti pesanti di pile per il corso, Olga al seguito che ama fare shopping, al contrario di noi che, visti i prezzi esosi, non compriamo nulla. Il giorno dopo ci fermiamo al declaton di Thiene per fare incetta di cose pesanti. Al nord fa freddo, c’è poco da fare. Per questo amo il sud. Torrido e bruciato? E no!…una via di mezzo no? Va beh, non tergiversiamo. Salutata la Olga procediamo per Prossenicco dove abbiamo prenotato per dormire. “Dov’è?” chiedo al Nozz “quasi in Slovenia”. Manco lui sa dove. Ce lo spiega il GPS che ci porta per una strada tutta tornanti senza un bar, un supermercato, una qualsivoglia bettola. Guardo golosa le piante di fico piene di frutta che sta lì ad aspettare la viandante affamata, ma non oso chiedere al Nozz di fermarsi, più che altro perché non vedo aree di sosta, c’è sta strada stretta e tutto bosco e dirupo sopra e sotto. Finalmente arriviamo a Prossenicco “paese dell’Orso” e ci fermiamo nell’unico posto che sembra accessibile, un agriturismo. Come un’oasi nel deserto. Qua ci ingozziamo di panini e chiediamo dov’è il posto prenotato. E’ una scuola riadattata. Arriva il gestore, molto gentile e disponibile come tutti i friulani in genere, e ci fa vedere dove dormiremo. Una scuola tutta nostra. Ma per mangiare? C’è anche un’osteria oltre che l’agriturismo. Il tempo di fare il bucato e lavarci e via a visitare il paese, mangiare finalmente i fichi slavati che manco l’orso apprezzerebbe, ed entriamo all’osteria. “A che ora aprite?” “di solito alle 9 ma per voi quando vi fa comodo”. Bene, ci accordiamo per la colazione e i panini di domani e andiamo a mangiare dalla concorrenza. L’agriturismo. Si mangia benissimo, cibi locali e genuini e si spende pure poco. Certo che è distante da Trento…Torniamo alla scuola dove il gestore c’ha portato una stufetta. Sti romani hanno freddo…in attesa del diluvio di domani…

16.9.2017 Taipana Seppenhofer

. Che bella giornata si profila! Tutta nebbia sui monti, atmosfera da giorno dei morti, facciamo colazione nell’osteria e andiamo a Taipana via “frane incombenti” su strada mezza crollata. Eccolo il rifugio degli speleo Seppenhofer. Tipo edificio di terremotati ma c’è tutto tranne internet. Facciamo amicizia immediatamente con gli altri corsisti, tutti maschi tranne Chiara e tutti del nord, compresi gli istruttori e gli organizzatori del corso. Che ci accolgono a braccia aperte da bravi friulani. Inizia il geologo Federico V., speleo-geologo, a parlarci degli acquiferi carsici. Spiega molto bene le cose che noi stessi scioriniamo ai corsisti. Bon, meno male il corso si profila alla mia portata a quanto pare. Poi è la volta di Giandomenico C., speleo-chimico, che subito ci mette a nostro agio con portate, conducibilità, stramazzi e sale grosso. Anche questo mi pare abbastanza abbordabile. Soprattutto il sale grosso usato per misurare la portata di un corso d’acqua. A tal pro ci divide in 3 squadre da 3 e il …povero….Nozz si accaparra le due donne del gruppo, lui leggerà i dati dal conducimetro, Chiara starà al cronometro e io al blocchetto. Fatta la squadra. Si tratta solo di uscire sotto la pioggia scrosciante, raggiungere il torrente, scivolare nelle sponde fangose e far finta di essere scienziati. Eravamo preparati, che Maurizio T. ci ha ben spiegato “farà molto freddo, molta pioggia, portatevi il ricambio che l’uscita si fa lo stesso”. Ecchè, siamo speleologi, muniti di stivali, ponci e ombrelli, c’incamminiamo in fila indiana al torrente. A dire il vero a due passi due dal rifugio. Essendo la prima squadra ci scegliamo la riva più comoda, quella vicina alla tanica col sale grosso disciolto. Con molta professionalità prendiamo i dati peggio di quelli della Nasa. Passati 15 minuti, tutto finito, si torna al rifugio a verificare il maltolto. La nostra curva di portata è assai strana, con due picchi, le altre invece hanno una curva bella precisa. Bon. O stavamo troppo sotto il sale che è arrivato di botto, o lo strumento ha fatto le bizze. Però io e il Nozz lo proveremo ai Serini, misuratori provetti, piccolo particolare, c’è da comprare lo strumento. Si fa l’ora di pranzo e ciascuno di noi ha il pranzo a sacco. Invece lo Seppenhofer ci offre un pranzo in tutta regola, pastasciutta, vino e delizie varie. Dimenticavo, ogni tanto c’è una pausa con tè, caffè e dolci fatti in casa di una bontà unica. Buono sto corso! Al pomeriggio altra lezione del geologo sulla caratteristica delle acque carsiche, praticamente l’analisi di una bottiglia di acqua minerale connessa alla speleologia. Se c’è l’acqua un po’ pesante sappi che viene da basso, quella dall’alto è leggera. Capito? Ogni tanto il Nozz fa una domanda sugli effetti pratici di tanta scienza da cui si capisce al volo che un conto è la teoria, altra cosa la pratica . Come diceva Badino, a tante domande poche risposte. Quando non siamo ancora cotti arriva Rino S. a darci la botta finale. Ci spiega in modo assai dettagliato di tre grotte e sorgenti connesse nelle quali ha fatto i tracciamenti e rilevamenti. In soldoni, serve un esercito per fare le cose fatte bene e i risultati son da prendere con le molle. Per non parlare del materiale che serve. Ecco appunto. Il materiale ce lo spiega Giandomenico che, per tirarci fuori dalle sabbie mobili del sonno che c’è preso, ci fa giocare al piccolo chimico con fluoresceina, tinopal, carbone attivo, soda caustica, sbiancante per panni, rete di limoni, cotone greggio che devi far fuori le lenzuola della dote di tua nonna per far le prove e che altro? Anche sostanze mutanti e mutagene che io e uno dello Seppennhoffer, per non saper né leggere né scrivere, ci scansiamo di botto al solo vederle. Il risultato bellissimo è una serie di boccette colorate tipo evidenziatori del Ministero. Oltre che buono sto corso è anche bello visivamente. A malincuore lasciamo le boccette, proprio ora che stavamo divertendoci di brutto, per andare a cena. Ma qua facciamo amicizia con Andrea a Claudio, corsisti goriziani che ci invitano a trasferirci in quella città. Mica male come idea, appurata che Trieste è cara arrabbiata, perché non Gorizia? Ci penseremo. Certo chissà se c’è zumba. E quellidelcai poi? E il GGCR? Ora che siamo pieni di scienza tracciante, ancorchè senza strumenti per applicarla. Cari arrabbiati come Trieste. Bon, in attesa delle lezioni teoriche e pratiche di domani vedo di andare a dormire nelle brande con tutti sti speleo maschi ora che l’altra unica donna è scappata via. Che dispiacere….

17.9.2017 Seconda giornata di corso

La colazione è alle 8 ma prima delle 7 siamo tutti alzati, scalpitanti in attesa della lezione. Come mai sto fatto? Perché di notte 3 persone russavano come orsi spelei, il Nozz, il geologo e Riccardo della Boegan sono scappati a dormire nell’aula delle lezioni e chi è rimasto o russava a sua volta (come la sottoscritta) o aveva le orecchie foderate di prosciutto friulano. Ci attardiamo in attesa di Chiara, che è andata a dormire a casa, e buttiamo giù dalla branda Giandomenico che aveva passato mezza nottata a verificare i risultati di ieri. Bon. Dopo una ripassata generale ci fa preparare i traccianti e il carbone attivo. “Mi raccomando, chi fa i traccianti deve farli in altro tavolo e stare lontanissimi da quelli col carbone attivo”. Claudio S. prepara il tinopal e io la fluoresceina, per cui siamo contaminati e dobbiamo camminare come lebbrosi. Per fortuna, dopo uno scroscio di pioggia tremenda, il tempo ci permette di uscire fino al torrente. Certo bello sarebbe far partire il tracciante dalla grotta soprastante. Che tutti avremmo voluto vedere. E no! Troppo lontana (10 minuti), troppo impestato il percorso, meglio stare nel posto di ieri. Visto che nessuno è precipitato nel torrente. Bon. Prima sosta a mettere il fluorimetro, un attrezzo assai ingombrante e pesante pure, e poi, sparpagliati a varie distanze, si inabissano i carboni attivi, ben preparati nelle retine dei limoni assieme alla garza grezza. Ora è la volta dei traccianti. Inizia Claudio col tinopal, ahò! Tutto il torrente bianco che più bianco non si può. Il tinopal ha fatto mappazza nel barattolo e c’è voluto del bello e del buono per farlo defluire tutto. E poi è la volta della fluoresceina. Uno spettacolo incredibile. Tutto il torrente verde menta acceso. Peccato che l’unico ad avere la digitale fosse Maurizio. Aspettiamo un congruo tempo e poi i non contaminati ritirano i carboni attivi. Svelti al rifugio a vedere i risultati. Cioè l’alone verde nei carboni, occhio a non confonderlo con la clorofilla, e il bianco acceso nella garza, da vedere con la lampada di Wood. Anche le mani di Claudio, bianche accese, le mie gialle come una incallita fumatrice. Ma è ora di pranzo!!! Non possiamo avere gli attestati se prima non mangiamo il cibo che ci spetta. Una bontà, che te lo dico a fà. Consegna degli attestati e con la mente colma di traccianti, tracciamenti, tinopal e floresceina ognuno torna nelle rispettive dimore. E ora? Ora sappiamo come fare, certo non abbiamo gli strumenti, a parte il sale grosso ma….qualcosa bolle in pentola…oltre che il sale…e chissà se riusciremo a collegare il Pitagorico con le sorgenti di Capo d’Acqua, che si vede a occhio nudo che son collegati, ma vedere anche il golfo di Formia diventare verde brillante, ben, quello ci piacerebbe…..

Alla prossima!! Mg 17.9.2017
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