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Colle Piazza Marotta

Antefatto:Due giorni di palestra e mi sveglio come si mi avessero pistato come lllll’uva, meglio un giorno di tregua. “Andiamo sui Lepini?” propongo a Sergio “si, buona idea, andiamo a cercare ouso della donnicciola”.

L’epica impresa: Il nostro intento, tra l’altro, è trovare funghi, oltre che l’ouso, a rigore dopo la pioggia e col caldo dovrebbero crescere in abbondanza. Invece. Lasciata la macchina alla curva, mentre mi faccio il selfie con le pareti lepiniche, Sergio guarda nella scarpata e vede una macchina precipitata. “Andiamo a vedere se c’è il morto”. Ecco, ricerca di grotte, funghi e morti. Fortunatamente il morto non c’è, evidentemente o è tornato con i suoi piedi o qualcuno l’ha già raccolto. Già a cercare il morto abbiamo avuto l’assaggio di quel che ci prospetta. Senza sentiero ci troviamo ad arrancare nel Colle Piazza Marotta tra massoni crollati, lecci, spini, rovi, pini di reimpianto mezzi bruciacchiati, tutto tranne un sentiero degno di tale nome. Ma Sergio ha la traccia. Mi rifiuto categoricamente di salire fino al punto Roma 40. Abbiamo mai trovato una grotta con ste coordinate? Mai. Allora andiamo nel punto del Mecchione. Peccato che siamo scesi troppo e per salire tocca farsi strada in mezzo a una vegetazione esplosiva. Ma Sergio ha le cesoie. Però il posto è davvero interessante, fatto di paretine calcaree lisce piene di tane, tra cui una che se fossimo in Bretagna avremmo definito Dolmen. Uguale. Tanto gli archeologi non ce lo fanno passare per buono questo. Nemmeno un sito circondato da alti massi dove si vedono anche i buchi dei pali per costruire capanne. Eh no. Cerchiamo selci così tagliamo la testa al toro. Ma la cosa è pressoché impossibile visto che solo reggersi in piedi tra gli ampelodesmi e il resto è un’impresa. Finalmente eccoci al punto. Si vede anche la traccia del sentiero usato ora dai taglialegna. Bastardi. Sergio ci accascia disfatto dal caldo umido e si accorge che gli manca il bastone. “L’avrò lasciato sotto” borbotta, “ben tu cerca la grotta che io scendo e cerco il bastone” propongo, Non so cosa sia peggio. Non troviamo né una né l’altro. Sergio non si perde d’animo e si mette a cercare l’ouso seguendo le indicazioni “10 metri sotto il sentiero” mentre mi riposo che ho un braccio sanguinante, i polpacci che strillano, il sudore che mi acceca e la menopausa. Sergio torna avvilito “eppure sto pozzo è largo 3 metri, dovrebbe vedersi”. A dire il vero i taglialegna hanno ammassato rami tagliati ovunque, facile che il pozzo sia nascosto dalle ramaglie. Cerchiamo di tornare, stavolta, per la traccia. Per un po’ la seguiamo, scavo pure un buco laddove il sasso rotola, ma a furia di scavare si è tappato tutto. Sai che ti dico” se non ti vuoi aprire peggio per te, potevi essere grotta dignitosa e resti buco di sorcio, tiè!”. CI dividiamo alla fine, quando Sergio sceglie il ritorno per massi crollati ed io il comodo sentiero che porta in un bellissimo ballatoio di campi solcati pieni di immondizia, con vista su Gemma, Caccume e ambaradan. Sento Sergio che parlotta con i taglialegna, chiedendo se il morto è morto o s’è salvato. “Non s’è fatto niente” gli dicono “è miracolato”. “Certo, avrà bevuto l’acqua della sorgente, notoriamente meglio di quella di Lourdes, anzi, andiamola a prendere per casa”. Sia mai ci preservasse dal Covid. Riepilogando: non abbiamo trovato né l’ouso della donnicciola (che non sta in nessuno dei due punti Roma 40 e Mecchione), non abbiamo trovato funghi, non abbiamo ritrovato il bastone, non abbiamo trovato il morto (perché, essendo vivo, è tornato con i suoi piedi).
Alla prossima!!! Mg 2.9.2020

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