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Che gruppo!! (Campo Speleo Monte Petrella)

Antefatto:Campo del GGCR in collaborazione col CSR al Petrella, partecipa, a vario titolo, quasi tutto il gruppo in ordine sparso. Sabato, ultimo giorno del campo, posso finalmente venirci anch’io, “a che fare?” Chiederete voi, semplice risposta “a fare lo scherpa!”. Con me, e con lo stesso intento, vengono anche Elena ed Angelo.

L'epica impresaEccoci davanti all’ospedale “Angeloo!!!!!!!!!!! Viè giù! com’è andata la notte?” “zitti, zitti vah, a momenti non potevo venire, mi hanno prolungato il turno anche di giorno, però ho risposto che avevo preso sto impegno improrogabile, ci restasse la collega!”.
Bene, andiamo a prendere Elena. Stiamo in buona mezz’ora d’anticipo ma lei sta già lì pronta e pimpante, che a momenti parla da sola. Al Petrella abbandoniamo il Nozzolone e c’inerpichiamo per il sentiero.
La strada la faccio io per cui li sperdo per tornanti “ma noi di solito andiamo dritto per dritto” “io no, faccio le curve, che son più dolci” “ma siamo scarichi” “beh, mi avvantaggio per dopo che sarò carica”. Mi seguono tutti e due piuttosto perplessi, pensando che non sappia la strada, macchè, li porto dritti dritti alle sella e sento finalmente un respiro di sollievo. Malfidati. Arriviamo al campo e non c’è traccia umana, subito Angelo sbotta “ecco qua, se ne sono andati nel frattempo!” come? Volatilizzati? Mica li abbiamo incrociati. Invece hanno spostato il campo due metri dopo, per restare più vicini ai buchi, sicuramente. Troviamo Federica, Paolo, Mauro, Simone, Andrea, Lavinia e una marea di bagagli da portare a valle. “Dai raccontateci per filo per segno le scoperte”.
Hanno scoperchiato mezzo monte, passando per dentro, mai fermi un attimo, una frenetica attività rottambolesca che ha portato alla scoperta di un sacco di prosecuzioni, anche in grotte insperate, tipo "pozzo subito" che c’avrei sputato sopra, da quanto non continuava. Racconta Paolo che i ragazzi nuovi parevano colpiti dal ballo di sanvito, buttandosi con entusiastico ardore in scavi impensabili e raccogliendo un buon bottino. Immagino che il prossimo bollettino sarà un tomo enciclopedico che nessuno ci vorrà stampare “a regà, mò avete stufato con ste grotte aurunche! Dateve na calmata”.
Bando alle ciance, andiamo a portare parte dei bagagli nel pozzo sopra. E già mi caricano che levati. Porcapaletta, come dice Elena, quanto pesa sta roba, poi tutti a chiedere “me la vuoi dare a me?” cosa? La roba? E no! Ho l’onore, me la tengo stretta e me la porto nel pozzo. Che mi serve per allenamento, sehh le braccia mi sono diventate come quelle dell’orango-tango a portare sti bidoni d’acqua! A proposito di tango, mi sovviene che magari piuttosto che fare speleologia vorrei iscrivermi ad un corso di tango, tacchi a spillo al posto di stivali. Ma de che! Siamo seri, torniamo al campo mentre incrociamo Antonella di Esperia che viene omaggiata da un sacco di immondizia da portare a valle. Al campo facciamo i bagagli e, giuro, abbiamo sconfessato la legge dell’incompenetrabilità dei corpi. Negli zaini sono entrati quintali di materiale vario e quel che non entrava veniva appeso sopra, di lato, in basso. “Questo lo lasciamo?” “no!!! Lo prendo io!!” vuoi mai lasciare i bounty di Saverio?
Dopo essercene mangiati una cifra tutti squagliati che ci verrà il cagoto fulminante in discesa, me li metto nello zaino che un micro spazio l’ho trovato “tiè, li porto alle nipoti così le avveleno”. Invece lasciamo un sacco di frutta e verdura, questa proprio non c’entra e poi almeno la offriamo agli dei del bosco per propiziarci le prossime scoperte (..ancora????...). Certo ci dispiace, Angelo ne fa un totem a mò di altare sacrificale e ogni tanto si mangia un pomodoro e mi propone un cetriolo “no grazie, devo star leggera per la discesa”. Bon, tutti pronti, ci carichiamo gli zaini a vicenda mentre Federica viene colpita da paralisi improvvisa del nervo collare e ci guarda tutta in tralice “non mi posso muovere” praticamente scende come un granchio con lo zaino più grande di lei. Ma noi non siamo da meno. La salita per arrivare alla sella è stata come gli ultimi passi prima della cima dell’himalaya senza bombole. “Qua ce moro” ho pensato, mentre Paolo filosofeggia sulla bellezza della speleologia “sai a che serve Pa'? A stringere in denti nelle avversità e a restar giovani” si perché muori prima. Mauro trova anche un gran fungo e me lo mette in mano “grazie, avevo un po’ di spazio” così se casco do pure una dentata nel calcare “buttalo” dice Mauro “è un satana” “no, è buono invece” ..se domani non mi sentite aveva ragione Mauro…Va beh, per farla breve siamo riusciti a scendere alle macchine con le vertebre dimezzate ma contenti. Non tanto Andrea che trova la macchina defunta. “Trrrrrrr” non si accende. Vuoi che gli speleologi non risolvano la questione? Cavi e cavetti, la macchina rifunziona, ma con un inquietante rumore da ferrovecchio. “Dai, sbrigati, torna a Roma senza fermarti, ti scortiamo” . Sapete una cosa? Questo gruppo è fantastico!!! Davvero dico! Ne sono estremamente orgogliosa!
Alla prossima!!!!!!!!!! Mg 3.8.2013
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