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Qua è tutto carufugnato (Esplorazioni grotte Monte Fragoloso)

Antefatto: Giovedì assemblea del GGCR con progetti di grandi opere grottifere, chi più ne ha più ne metta: abissi petrelleschi, rilievi serinici, buchi esperiani, scavi a murano, cd con filmati dentro e fuori, pubblicazioni conclusive, il tutto in zona aurunca. Luca invece propone gli Ausoni, ma timidamente, “tanto non ci viene nessuno” dice. Paolo subito mi guarda e fa “ben, è roba da amanti delle salsicciate, per esempio potrebbe venirci Mg” “ah si? l’alternativa alle grotte è spinarmi in tutti quei rovi ausonici? Anvedi questo…” roba da legarsela al dito fino all’eternità, che poi, diciamolo, non sono amante delle salsicciate e avevo ben proposto lo scavo a murano, acclamato all’unanimità come grande opera proficua.

L’epica impresa: :
Tanto per cominciare le grandi opere iniziano con la mangiata di pecora da Peppino Minchella che ha invitato tutto il gruppo, previa battuta con segnalazione di buchi da lui scoperti. Ovviamente siamo numerosi, vegetariani compresi. Ci dividiamo subito in due squadre, perchè il GGCR è operativo al massimo. La mia è composta da: Paolo, Federica, Luca, Roberta e Nozzolone. Invece Saverio, Elena ed Andrea vanno a cercare altri buchi con Lorenzo Minchella. Lavinia ci aspetta studiando metrica. Visto che bisogna fare il cd, eccomi pronta con la digitale nuova a filmare Peppino.
La zona sta dietro casa sua, oltre ad essere assai promettente e piena di doline, è anche molto ma molto bella. Le ciauche stanno sotto le prete, tocca scavar sassi e scoprirle, del resto, come dice Peppino, qua è tutto carufugnato. Dopo aver scoperto un po’ di ciauche carufugnate, a dire il vero, in calcare basso, torniamo alla base per salutare Vincenzo e Gianluca e raccordarci con gli altri. “Trovato niente?” “No”. Bene. Allora Lorenzo ci porta su per una pettata di fronte a casa sua a cercare il buco con la cordella dentro e un altro coperto da una cutina. Il primo lo troviamo, lo scendo più che altro per far punteggio speleologico (altrimenti Paolo mi manda sugli spini ausoni) ma più che strapparmi i calzoni e respirare dolicopode altro non ottengo, questa chiude come Malgafossetta. Ben, cerchiamo quella sotto la cutina. “Dove sta?” “dove rimpiana”. Rimpiana de che, qua è tutto calcare scosceso forse peggio di costa Serini. Tant’è che non troviamo una ceppa. Ma dai Minchella, laddove la pecora sta bollendo, ci aspetta il Talebano.
Stavolta andiamo tutti insieme, molliamo il Nozzolone e ci prendiamo in cambio Lavinia. “Ci vorrà mezz’ora” dice il Talebano.
Mezz’ora sua corrisponde a un’ora abbondante nostra, di corsa pure. Fortuna che il Talebano ha sto fatto, corre come un dannato ma di colpo si ferma che tutti gli rotoliamo addosso, per renderci edotti della storia locale, tesori tedeschi nascosti segnalati da graffiti, mucchiacci di sassi che sono forni per il pane, utilizzo di alberi, arbusti e sterpi da genti ed animali aurunchi e di come si fa il caglio dal paleolitico in poi. Il che ci fa riprendere fiato. Il nostro girovagare, stavolta per bel sentieretto, passa dietro il Monte Revole verso il Monte Fragoloso, gli Aurunci indellà, che sono tanto belli quanto sconosciuti.
A momenti arriviamo ad Esperia, in tutta sta mezz’ora che doveva essere. Però ecco la ciauca che soffia. Soffia, ma è intransitabile e non abbiamo manco una mazzetta. Ma abbiamo Saverio. Con la forza delle melanzane inglobate negli anni, sgrulla a mò di Ercole un macigno che avresti detto facente parte della natura primigenia del monte, e lo estrae, tiè!. Paolo l’aiuta percuotendo il masso a fianco come l’uomo dell’epipaleolitico magdaleniano con mazza di pietra. Anche sto masso viene via, più che altro per grazia ricevuta. La ciauca si apre e i due entrano.
Mentre Paolo e Saverio esplorano, m’impiccio degli affari del Talebano per non farmi i miei. Scopro che ha 3 giorni più di me ed era pure della forza pubblica, altro che Talebano. Tutta una vita ardimentosa finita a pascolar le capre. Più o meno quello che sognerei pure io mò che vado in pensione. “Ma com’è che ti chiami Talebano?” “Mi ha dato sto nome Peppino per come mi vesto e perché ho barba e capelli lunghi”. Ecco fatto, un figlio dei fiori alla rovescia. La ciauca “dei gemelli” visto che io e il Talebano siamo coetanei, continuerebbe previo scavo, soffia quanto basta e quindi è promettente.
Va ben, è una certa ed il Nozzolone ci sta aspettando. Si, sta lì con la figlia di Lorenzo a costruire braccialetti, sono arrivati anche Patrizia e Federico con il ritardo circolano di prassi. Bene, lasciamo la maggior parte del gruppo a mangiare la pecora mentre alla sottoscritta con Nozzolone, Luca e Roberta resta pizza point. Vegetariani? Macchè, semplice mal di schiena, dormire all’addiaccio non ci giova, ancora non siamo Talebani, ma quasi, forse scavando la zona carufugnata ci diventeremo.
Alla prossima! Mg 4.10.2014

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