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Monti Carseolani

Inquadramento geografico

I Monti Carseolani sono una catena montuosa dell'Appennino abruzzese, a cavallo tra l'Abruzzo ed il Lazio che prende il nome da Carsoli in provincia dell'Aquila. Il sistema montuoso interessa l'area compresa tra i laghi laziali Turano e del Salto fino al gruppo dei Monti Simbruini al confine sud-ovest.

Non rappresentano una dorsale montuosa continua, bensì piuttosto un gruppo di montagne che segue pressappoco lo spartiacque appenninico ed il confine tra le due regioni; la naturale prosecuzione geomorfologica verso nord-est sono i monti del Cicolano sempre lungo lo spartiacque appenninico.
Le altezze maggiori si raggiungono con i 1.808 metri della Cima di Vallevona, i 1.737 del Monte Midia, i 1.623 del Monte Fontecellese, i 1.508 del Monte Navegna, i 1.436 del Monte Cervia, i 1.337 del Monte Aquilone, i 1.329 del Monte Filone, i 1.223 del Monte Faito ed i 1.214 del Monte Porraglia.
Ospitano la stazione sciistica di Marsia in provincia dell'Aquila lungo le pendici orientali di Monte Midia e la Riserva naturale Monte Navegna e Monte Cervia.
(da Wikipedia)

Inquadramento geologico

Nel Messiniano inferiore (intorno a 6,5 milioni di anni fa) i depositi di piattaforma carbonatica dei Monti Carseolani sono interamente seppelliti da una copertura silico-clastica di avanfossa. L’evento Messiniano “lago/mare”/Pliocene inferiore (5-5,5 milioni di anni fa) coinvolge in catena anche i Monti Carseolani, determinandone l’emersione. Una superficie di spianamento, originariamente con scarsi e deboli dislivelli, si sviluppa presumibilmente nel Pliocene, a quote attuali comprese fra 900 e 980 m (nella regione di Pietrasecca e di Luppa), troncando una struttura con caratteri di anticlinale; lo spianamento interessa formazioni in rocce diverse, i cui resti attualmente si osservano nei crinali di flysch e nelle spianate sommitali con doline sul nucleo della dorsale calcarea .
Durante il Pliocene-Pleistocene, il sollevamento della dorsale sbarra il percorso di alcuni corsi d’acqua, che vengono così deviati e costretti ad attraversare la catena calcarea trasversalmente all’asse. Con i nuovi fondovalle tracciati nella roccia solubile, iniziano l’incisione di profonde forre nei calcari e le perdite in alveo lungo i sistemi di fessure sottostanti (fratture, faglie, strati). Lo scorrimento sotterraneo, sotto forti carichi idraulici, determina l’ampliamento della rete di fessure e la progressiva perdita di portata dei corsi d’acqua di superficie. Per un certo tempo, le locali possibilità di assorbimento sono insufficienti e i fiumi continuano a mantenere flussi di superficie e ad attraversare le aree carsiche da parte a parte. Successivamente, l’ampliamento dei condotti sotterranei porta alla completa cattura dei torrenti in inghiottitoi, e alla fossilizzazione dei tratti fluviali a valle. Gli inghiottitoi si aprono in punti particolari, prossimi al contatto fra terreno impermeabile e roccia solubile, e sfruttano i sistemi di fessure aperte più efficienti.
Nel corso dell’evoluzione idrologica e geomorfologica dell’area, si determinano nuovi punti di cattura e le acque, abbandonando le grotte precedentemente formate, defluiscono in nuovi e più favorevoli passaggi sotterranei. Una probabile causa è il movimento “trascorrente destro” lungo un piano tettonico che avrebbe “disallineato” i principali segmenti idrografici ed i relativi inghiottitoi, con conseguente parziale o totale disattivazione dei sistemi assorbenti (Grotta dei Cervi) ed aumento del deflusso in altri sistemi (Ovito di Pietrasecca) .

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