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110 Canale Biforca (Scavo ingresso)

Antefatto:“Che c’è da fare?” domanda del giovedì “c’è da scavare un pozzo a Canale Biforca, dopo la Sottosoglia, venite?” propone Paolo.

L’epica impresa:
In tanti abbiamo aderito volentieri alla proposta di Paolo, perché per noi scavar pozzi è quasi meglio che scenderli. E’ assai appagante per un qualsivoglia speleo vedere un buco da niente diventare un imbocco da paura, divellere con forza belluina macigni e creare tutta una macera nuova di zecca. “Ammazza sti cinghiali che combinano” riflette l’escursionista di passaggio, posto che un escursionista possa riflettere, oltre che controllare quanto tempo c’impiega a conquistare qualsivoglia cima. Bando alle ciance siamo: Paolo, Federica, Mauro, Anna, Valentina, Saverio, Andrea, Daniele, Nozzolone e la sottoscritta. Mentre tutti s’inerpicano su per il monte a spron battuto, io e il Nozzolone andiamo pian pianino. “Non superare i 110” ha imposto il dottore al Nozz e lui, ligio, massimo va a 120. A me non pare vero perché posso fotografare fiori a piacimento e guardare il GPS dove mi porta, metti gli occhiali, foto, GPS, togli gli occhiali, alzati e cammina, inforca lo zaino pieno di corda, ariinginocchiati che qua c’è un’amenità botanica che levati (..gli occhiali appunto..), “quando manca?” metti gli occhiali, guarda il GPS “650 e non superare i 110”. Ahò, ci mettiamo un monte di tempo ad arrivare a canale biforca, ma io ho fatto il pieno di foto e il Nozz di funghi. Intanto gli altri sono in piena attività, ossia stanno addentando panini. Paolo e Daniele partono in battuta, il Nozz, non pago, per funghi e gli altri si preparano ad aggredire il pozzo. “Chi ha in guanti?” chiede Valentina, e gli presto i miei, visto che devo ingozzarmi di pizza con la cipolla. Maledetta la mia generosità. Tutti scavano e io no, che ho le unghie da vera donna, finte e dure quanto basta ma nessun guanto a proteggerle. Mihhh! non mi resta che fotografare l’operato. C’è una gara per entrare nel buco a levar macigni e c’è il numeretto da prendere, prima entra Mauro, poi Anna e infine Saverio. Andrea scalpita e io pure a vedere i miei guanti con Valentina intorno che può scavare e io no!!! Ahi me lassa. Ma quando c’è da estrarre un masso con la corda e serve la forza bruta mi metto in prima fila, sperando nel contempo che le unghie finte si rompano finalmente, macchè, dure a morire. Tiro con prepotenza che tutti restano basiti. “Andò l’hai trovata tutta sta forza?” “è perché faccio i tibetani in palestra” rispondo, che improvvisamente mi ricordo l’avvertimento dell’istruttore “con sti tibetani vi restano tre giorni di energia”. E dopo? Ritorni straccio da lavar per terra, più o meno come il Nozz al ritorno. Perché lui, diciamocela tutta, ha esagerato. Invece di fare i 110 ha fatto i 120, poi ha girato tutto l’auruncame in cerca di funghi, poi non ha seguito il sentiero ma se n’è andato per alte cime, incurante del GPS che gli diceva “vai dritto per dritto”. “Fermati ho i crampi” mi strilla, e te credo non li avessi. A me fa pure gioco andar piano a sta maniera, che Paolo m’ha appioppato una corda da portare e poi manco gli è servita “portala indietro”. M’avesse dato un macigno, stessa cosa. Allenarsi bisogna. Beh, e il pozzo? Che ne so, aspettate l’altro resoconto!!!
Alla prossima Mg 18.10.2015
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