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Battuta con Angelo

Antefatto: Angelo ha 7 vite come i gatti, un sacco di attività usuranti ma, finalmente, si ricorda della prima e più impegnativa: la speleologia. Ci chiama con largo anticipo “domenica vengo con voi dove volete, ma in montagna” come dire, non in grotta.

L’epica impresa:Dove andiamo con Angelo e sto caldo assassino? Escludendo tutte le montagne assolate e frequentate, ci restano i boschi. Sergio prende la palla al balzo “andiamo a riprenderci lo scalpello nella dolina anoressica”. Bon. Mai immaginavo che per riprendere lo scalpello dovessimo fare battuta, ma sono ben contenta di farla ancorchè, stavolta, escludiamo il percorso della grotta sottostante. Il perché è presto detto, Sergio non ha la traccia e nemmeno mi da retta di andare dove dico io, cioè nel percorso. Fa niente, tenuto conto che ci son sempre gli arrivi. Ci disponiamo a raggiera e cerchiamo buchi nel bosco. Li trova tutti Angelo: un ingresso che non soffia, una tana che aspira tantissimo, ma con infimo condotto orizzontale; un pozzetto che aspira, nel quale il bastone scende 2 metri e questo è il più promettente. Tra l’altro sta nei pressi della triade di Mario e dell’immenso dolinone. Ci mettiamo a scavarlo ma senza mezzi adeguati riusciamo solo ad estrarre un masso col metodo del dentista. “Mg, non devi tirarlo via di forza, guarda me, lo fai nazzicare pian piano come il dentista quando ti toglie il dente” e vai, tolto il macigno. Poi scendo la dolina con gli alberi dentro ma non c’è manco un buco, tappata. Passiamo al pratone per vedere la nostra grotta e qua Angelo vuole entrarci. Ha fiutato roba grossa. Entriamo con i 4 stracci che abbiamo e i due led, Sergio ci aspetta fuori. Angelo si entusiasma al massimo così arriviamo fino al pozzetto armato, sporcandoci ben bene tutti contenti. Anche che ci sia Angelo ad aiutarmi nel passaggio circospetto sopra-sotto che mi pare ogni volta di cascare e che non mi catano più nianca i ossi. Certo che una cordaccia ce la metterei, anche per una questione psicologica. Fuori facciamo scorpacciata di ribes spinosi dal sapore di limone e cerchiamo senza esito lo scalpello. L’avrà preso il pastore con i cani che oggi non si vede. Svolto il nostro compito torniamo per il sentiero del bosco intercettando il pozzone che Angelo pensa bene di tappare con macigno di una ventina di kili per sentire quant’è fondo. Plof, niente. Fine della giornata, con nostro grandissimo divertimento solo per il fatto che c’è Angelo, col quale abbiamo condiviso un bel pezzo di vita e innumerevoli avventure, portando a casa la pellaccia ogni volta. Mica poco…
Alla prossima!!! Mg 22.8.2021

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