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L'Arnalo dei Bufali e dintorni (Escursione)

Antefatto: “Prima di Pasqua facciamo un’uscita leggera leggera” così esordisce Giorgio per proporre un’escursione in quel di Sezze a vedere: la Sedia del Papa, la villa romana di Monte Trevi, le tre doline di Quartara tra cui una delle più estese dell’Appennino Centrale (230 X 70), l’Arnalo dei Bufali, il Riparo Roberto e la Grotta Jolanda.
Ora, che vedere tutte ste cose sia “uscita leggera”, è una pura affermazione da “QuellidelCAI”, ma tant’è, quest’escursione semi-speleologica m’intriga e prendo atto, con piacere, che “QuellidelCAI” stanno diventando sempre più spelei, bon!

L’epica impresa:
Tanto per cominciare la sveglia non suona e, per puro caso, 10 minuti prima dell’appuntamento mi sveglio di botto e, come una pazza, mi preparo tutto di corsa per trovarmi, quasi puntuale, con Giorgio ed Arnolfo che già si stavano preoccupando. Come ricasco non ho un euro nel portafoglio né una maglietta leggera per la bisogna. Fa niente, a Sezze mi fermo al bancomat per scoprire che il pin è sbagliato. I miei amici provvedono a sfamarmi, ma mi sento mezza rimbambita che non posso “magnare con la me boca e pagare con la me borsa”. Giorgio ci spinge subito per la via Franchigena che qua si chiama “Percorso della fossa dell’Abbenda” e passa, con comodissimo sentiero, sotto Monte Trevi. La vista sulla Pianura Pontina è stupenda come la giornata, ahimè, e sto col pile. Vediamo subito la Sedia del Papa laddove ci fotografiamo come Sisto V e Pio VI, in posa benedicente. Dopo un po’ troviamo anche la villa Romana, non è esattamente Romana antica, ma a noi va bene così come ritrovamento, c’è pure la biga abbandonata che pare una vecchia cinquecento…La giornata si profila piacevole, con buon sentiero in leggera pendenza e soste fotografiche. Per arrivare alle doline, però, scopriamo che dobbiamo passare enne recinti perché i locali hanno fatto incetta di terreni, recintandoli accuratamente con lucchetti e fili spinati, e qua Giorgio passa all’azione facendosi aprire cancelli e passando all’interno di tutte ste proprietà, con la scusa di chiedere dove si passa per l’Arnalo dei bufali. E via a scavalcar recinti, brontolando sul fatto che quello che è sentiero e bene comune, ormai viene privatizzato e i viandanti assai mal visti. Bon. Arriviamo quindi alle doline, la terza veramente notevole, per scoprire anche un pozzo da 6 metri a sasso (preso il punto). Ora il sentiero viene proprio abbandonato per seguire la traccia gps che porta all’Arnalo, attraversando un altro monte. E mentre scendiamo dritto per dritto tra l’ Ampelodesmo tenax, Giorgio ci ricorda che la quota persa comporterà altrettanta risalita. Come se non lo sapessi poi, già che mi pare di aver percorso mezzi Lepini bassi, così en passant…Finalmente scorgo un androne nero laggiù in basso e ci dirigiamo velocemente alla meta. L’Arnalo dei bufali ha anche l’uomo a phi, messo in bella posta a memento che qua c’era l’omo sparagnao. L’androne è, stranamente, ben tenuto e nemmeno troppo sporco. Ora si tratta di tornare da dove siamo partiti. Una bella chiusa strada asfaltata rallegra in mio passo che si fa veloce ma non faccio in tempo a gioire di ciò che, giunti alla centrale idroelettrica di Lago la Mola ecco la penitenza del venerdì santo. Manco una foto al laghetto-risorgente, la Ninfa dei poveri, che vedo Giorgio inerpicarsi per una sterrata verticalissima, sentiero? Ma de che! La via dell’acquedotto di Sezze. Faccio buon viso a cattivo gioco e, fingendo di stare sul Monte Amaro, metto un passo dietro l’altro, schifando i vari buchi che potrebbero nascondere chissà quali antri archeologici, a scavarli. Di botto sta direttissima finisce e non ci resta che tentare di trovare qualche varco tra l’ampelodesmo. Trovo una bella traccia e mi pare il paradiso dell’escursionista ma Giorgio, dapprima tenta di depistarmi con l’annuncio di due buchi (non scendo manco morta, segnali tu!) e poi dice che il sentiero giusto sta 100 metri sopra, tocca salire ancora alla cazzo di cane. Mihhhh!!! Solo il sogno di una birra fresca mi dà lo sprint per farmi sti 100 metri ed arrivare al sentiero giusto, parallelo al mio, per inciso. Arrivati alle macchine spero che sti due si siano un po’ stancati. Macchè! Tocca andare al riparo Roberto e, soprattutto, alla Grotta Jolanda. Che la Jolanda desti interesse lo posso capire, a me la grotta lo desta, per cui andiamo. Come arrivare al Riparo Roberto è impresa di non poco conto. Ci proviamo da sopra, passando attraverso il poligono di tiro in funzione, con tanto di sparatori “passate pure, ma al ritorno potremmo spararvi addosso”. Ci proviamo di lato, attraverso proprietà rigorosamente privata e cani ringhianti “da qua non c’arrivate, ci sono le reti” ma Giorgio ormai di ste proprietà private ne ha le scatole piene, ci passa lo stesso, incurante delle reti e lo ferma la vegetazione assolutamente impenetrabile. Ci proviamo da sotto, attraverso la cava con le orme di dinosauro “di qua non si passa, c’è uno strapiombo su torrente irrovato” avverte Giorgio. Ci proviamo da sopra, ma dall’altra parte chiedendo a una fornaia “ma c’è una grotta? io sono sempre vissuta qua, buono a sapersi” e a un passante “si c’è, la conosco e ne conosco tante altre, ma meglio passare da Sezze scalo e salire da via Sicilia”. Arrivamo alla via Sicilia e, finalmente, c’è l’agognato sentiero. Ma a sto punto non ne posso più. Tra la Grotta Jolanda e la birra, opto per quest’ultima, a sta Jolanda ci porto il Nozz domani che a lui la Jolanda piace assai.
A dire il vero, anche a “QuellidelCAI” la mia imperturbabile determinazione a bermi una birra rinfrescante li ha contagiati. E che dire? Al solito, mortammazzata mi sono divertita una cifra!
Alla prossima!! Mg 25.3.2016

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