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Aprile sardo

Antefatto:da febbraio non passa giorno che non tartasso il Nozzolone con una domanda lagnosa “quando andiamo in Sardegna?” senza aver risposta alcuna. Finchè, fatti due conti tra dentista e dottori ecco profilarsi un buco vuoto, 6 giorni intonsi, detto fatto, chiamo, prenoto e decido, tra tre giorni si parte. Il Nozzolone mette un muso da cane bastonato privo del suo pan mollo, ma tant’è, soggiace alle mie turpi voglie, avrà qualcosa in cambio, immagino, della qual natura ignoro il contenuto.

7.4.2012 Monte Bardia Dopo una notte dura passata sotto un tavolo, sbarchiamo più rincoglioniti che contenti in terra sarda e solo la visione del monte Albo ci riporta alla triste realtà dei fatti. I calcari ci aspettano al varco. Pietro e Maria ci accolgono con la proverbiale ospitalità sarda, siamo a casa. Finalmente vedo una parvenza di sorriso nel volto del Nozzolone e subito ne approfitto “dove andiamo?” “al dolmen di monte longo” che a ben guardare è la meta più vicina, praticamente 5 minuti di macchina, 5 di cammino e sei arrivato. Ma noi, iniziando da subito quello che sarà il “leit-motiv” della vacanza, sbagliamo sentiero. Però, magia del calcare, ce ne frega assai, e passiamo da una guglia ad un'altra in cerca del dolmen, ben sapendo che sta ben in basso. A momenti siamo in cima al Bardia e il gelido maestrale c’impedisce l’affaccio su Dorgali per pronunciare la famosa frase “qua sotto… tutto nostro è! ” ovviamente, supramonte compreso. A farla breve, troviamo anche il dolmen e come primo giorno siamo soddisfatti.

8.4.2012 Scala su Molente Come soffia gelido il maestrale in Sardegna. Soffia è un eufemismo. Più che vento è una tromba d’aria,urge consulto con Giammichele. Che ci consigli di poco ventoso? Forse troccu de corrojos? Si, è la risposta, e noi partiamo giusto per il Supramonte ma la pioggia di Dorgali ci sbatte a Scala su Molente. Per andare in codula, che Giammichele dice essere il posto più ventoso in assoluto, il vento s’incunea senza ostacolo alcuno, immagino direttamente dalla Groenlandia. Non ci ricordavamo di averla già fatta sta scala, novità assoluta, tutti contenti di ciò, arrivati ad una svolta chiave, tutto un colpo rammentiamo ogni sasso e pianta pure. Questa, miei cari, è la bellezza assoluta della vecchiaia, non ricordarsi di niente e vedere tutto con occhi da bambino, ma di quello le cui connessione sinaptiche sono ancora da definirsi. Va beh. Arrivati in codula il vento ci sbatte a terra, tutta la sabbia s’incunea tra ciglia ed occhi, per andare si va anche, praticamente volando, ma il ritorno pare problematico. Allora optiamo per l’arco. Perché lì hai l’opportunità di cascare verso Pedra molina o verso Telettotes, affacciati e vedrai. Mangiamo rannicchiati in un posto liscio sicuramente utilizzato dai paleolitici in poi, che il maestrale qua è vento primordiale. Al ritorno incontriamo un tipo bizzarro, con mega zaino e saccone d’immonezza a trascinoni. La domanda sorge spontanea. “Sei speleo?”. Non poteva essere altrimenti, visto che oggi è Pasqua. Infatti lo è. Marcello di Seui ci racconta degli scavi che sta facendo nell’inghiottitoio che congiunge il bue marino con il complesso su palu ecc. Mecojons. Gli serve una mano e pochi ci vanno, manco noi, ma lui non demorde. Speleo doc. Auguratogli in bocca al lupo, in attesa di leggere della congiunzione, tentiamo di tornare a Buchi Arta. Come Ulisse a Itaca. Prima il Nozzolone s’inerpica da solo per un vaio più roccia che sentiero, poi insieme prendiamo una mulattiera a sinistra (ovviamente..) che a naso dovrebbe riportarci agli ovili. Ma arrivati ad un torrente che risaliamo, scopriamo di essere ancora ben distanti, non solo, ma che una fitta puntuta vegetazione interrompe ogni collegamento. La cosa non ci sconsiglia dal provare altri due tre deviazioni ma all’ennesimo su e giù decidiamo che per oggi basta calcari.

9.4.2012 Pasquetta a Monte Tundu “Andiamo a Orudè, l’università di Pietro?” come tutti gli anni la poniamo come prima meta e, come tutti gli anni, non sappiamo come arrivarci. Perché dietro il cimitero è un dedalo di viuzze e tancas serrada a muru che c’impediscono la discesa dritto per dritto dentro al Cedrino. Gira che ti rigira ci troviamo a Sa Barva. Dove stanno tutti i sardi a pasquettare. Poco male noi andiamo ad Atta Finiodda. “Tu ti ricordi come ci si arriva?” “OK, come non detto, saliamo a scala e Surtana e optiamo per monte Tundu”. Al villaggetto nuragico, una specie di cerca tesoro di ometti tipo pollicino ci porta, per un non sentiero ma taglienti campi solcati, senza alcuna logica, proprio a sas traes e omonimo cuile. Bello!!! Ci gasiamo una cifra di sto percorso, incontriamo anche un branchetto di giovani mufloni, posto degno di noi, tipo ti sperdi e non ti trovano manco con l’elicottero. Dal cuile, tentiamo di raggiungere Doloverre, effettivamente abbiamo per una volta, come ci dirà poi Giammichele, preso il sentiero giusto, ma visto che sembrava tirar dritto per Lanaitto, non ci fidiamo tanto e ritorniamo da dove siamo venuti, il non sentiero di Pollicino.

10.4.2012 Arrampicare a Calagonone L’anca del Nozzolone dà segni di se. “Son tre giorni che cammini, ma non mi dovevi cambiare?” Allora che si fa? Poco male, oggi usiamo le braccia. Andiamo a far su e giù, traversi e manovre dietro casa. Praticamente un posto spettacolare con calcari a strapiombo a 5 minuti dalle case. Ognuno dei due si arma la via e quando il Nozzolone mette bocca su come armo, m’incazzo come una furia, “armati la tua e non scassare la minchia” mi ricordo di essere pure presidente di un gruppo speleo, ci manca solo che qualsivoglia persona osi solo sindacare quel che faccio. Orgoglio speleo alla massima potenza. La faccenda s’appiana velocemente ai traversi laddove le due vie si fondono, il divertimento ha la meglio. Poi vedo un tizio nero guardarci fisso dalla strada. “Nozzolò, è il palo, un galeotto ci sta fregando la macchina!” sto fatto del palo e del galeotto me l’ha messo in testa Angelo che gliel’ha raccontato, appunto, il suo amico galeotto, per cui quando vedo qualcuno sospetto penso ai consigli galeotti sul come rubare. Disarmiamo velocemente e alla piazzola il Nozzolone si volta e mi fa “andiamo dai carabinieri” allora è tutto vero! Mi si gela il sangue. “Ma non è questa la piazzola!!!”, già, la macchina sta intonsa nella sua. Il palo chissà poi chi era “Mg! uno che ti vedeva armare!”. Il pomeriggio, tanto per non perdere l’allenamento, lo passo a piedi per Fuili facendomi sorpassare da tutti i vecchiotti e vecchiotte sarde che l’adoperano per passeggiatina, alla faccia! “Domani che si fa? Danno pioggia, andiamo a Su Bentu?”..

11.4.2012 Todeitto La notte porta consiglio, da soli a Su Bentu? Vecchi, zoppi e rincoglioniti? Forse abbiamo avuto lo stesso pensiero, meglio di no, tra l’altro non lo sa nessuno che stiamo lì dentro. Il meteo dà pioggia, ma aprendo la finestra ecco il sole. Non ci azzardiamo a superare la galleria che qua, sicuro, c’è il bel tempo locale e di là tuoni e fulmini. Andiamo a cuile Todeitto. Lo troviamo senza problema alcuno, visto che è ben segnato e ci siamo già stati. Perdiamo un bel po’ di tempo nella splendida grotta per gozzovigliare nuragicamente e poi, via, verso il cucuzzolo della cintura nuragica che si affaccia al golfo di Orosei. Nessun problema, c’eravamo stati con la nebbia, figurarsi col sole locale che brilla solo qua e in continente pioggia,neve, grandine e tormenta. Visto che siamo stati bravi allora andiamo anche nel gollei vulcanico sopra codula fuili. Anche qua problemi zero. Sarà che ci stiamo sardizzando? Boh. Un asino ci viene incontro e il Nozzolone gli sbuccia una mela. Col coltello mio, perché il suo, dice, l’ha lasciato alla grotta di Todeitto. Ah, era andato tutto trooooppo liscio oggi. Aripija. Torniamo alla grotta in cerca del coltello che è rimasto tutto il tempo a ridere sotto la bottiglia d’acqua nello zaino. “Dì che volevi rivedere la grotta! In effetti oggi abbiamo camminato poco, l’anca come va?” “male domani riposo”. Torniamo e Giammichele ci ha preparato la passeggiata (..sarda…) di domani….Passo alle 8 trovatevi pronti.

12.4.2012 Su Praicarzu Giammichele ha deciso, andiamo a su Praicarzu e scendiamo per scala di Cucuttos. Salendo, ovviamente, per scala e Surtana. Ho capito, sta vacanza è tutta una scala. Spero ardentemente che Giammichele sia invecchiato, nel frattempo, o, per lo meno, che perda tempo a fotografare endemismi, e chi gliela fa a seguirlo a sto sardo doc? “No”, dice“non potho fotografare, la macro incastrata ho”. Qui urge il Nozzolone, che, manco a dirlo, tac, tac, tac, aggiusta tutto e poi ci penso io a stoppare il Giammichele ogni piè sospinto “guarda quest’orchidea!!” così lui ci casca e fotografiamo ogni schifezzuola. Però poi prende il via e ci porta ad arrampicare (che di camminata non si può parlare..) sui calcari. Sali, sali, fatti i debiti cellymassagg, con le braccia scorticate mi ritrovo davanti a cuile Eranu. Mizzica che bello. Dal comportamento di Giammichele deduco, falsamente, che fatti pochi passi torniamo per Cucuttos. Sehhhh. Mi scordavo cuile su Praicarzu, ossia la nostra meta. Una cifra distante e nessuna orchidea per stopparlo. Non si fa neppure irretire da cioccolata, mortazza, formaggio, thè che gli vado propinando, non mangia e non beve, per fortuna fuma. Ci arriviamo in poco tempo e lingua a strusciare i calcari. Troppo bello pure questo e che posti spettacolari, ci indica pure nurre da fare, seh, aspè che mò ci torniamo corde e tutto. Poi aripija, ancora in salita, forse no, sembra salita. Tutto un girare sotto l’Oddeu e dintorni. Lui sa dove andiamo, io ormai faccio confusione, a volte riconosco qualche posto, ma lui m’assicura che non ci sono mai stata. D’un tratto piombiamo in una bellissima goletta piena di pozze d’acqua e fortuna si ferma a fumare. Mangiare no, troppo tempo si perde. Così ho la chance: o fotografo, o mangio, o bevo, o piscio. Fotografo, ovviamente, che qua quando ci torno. Il Nozzolone però s’impietosisce e mi dà anche un tozzo di pane e mortazza. Per pisciare e bere aspetto che Giammichele si fermi a fumare, invece no, ci porta nientemeno che nelle mitiche Mesattas. Vorrei fotografarle perché è uno dei più bei posti dell’universo tutto. Non si può. Giammichele deve stare a casa alle due e manca mezz’ora. Il che significa concentrarsi al massimo per correre su aguzzissimi campi solcati e non cascare per non uscire tagliatelle trafilate. Fortuna che fuma e appena imbocca scala e Cucuttos si ferma anche. Così ci illustra tutti i posti a 360° che si vedono e non siamo ancora stati. Peccato che ci restano solo due giorni e mezzo e domani l’anca e la tormenta in arrivo impongano riposo assoluto. Se c’è un Dio mi ha ascoltato. Mentre scendo Surtana mi telefonano dall’ospedale, strano che il cellulare prenda; non prende mai. “La biopsia è rimandata di una settimana”. In un nanosecondo decidiamo di spostare traghetto e permanenza di una settimana, appunto. E domani? Il meteo ha detto “sardi non uscite di casa”…

13.4.2012 Dorgali di nome e di fatto, ci svegliamo, chi prima e chi dopo, col suono della pioggia scrosciante. Che fanno i sardi quando piove? A questa domanda risponde pronto Giammichele “si riuniscono, bevono e mangiano, ah già, voi intanto non bevete..” come dire, che campate a fa? Il fatto è che siamo ancora intrisi dell’iperattività continentale, tempo perso per andare e tornare dal lavoro, traffico, internet, impossibile immaginarsi dentro un cuile ad aspettare il bel tempo. Andiamo in biblioteca a Dorgali. Ricchissima di libri sulla Sardegna, flora, animali, geologia, nuragici, una pacchia. Alle 12,30 però, via, chiude, in attesa della riapertura? Andiamo a Nuoro con la scusa di comprare una chiavetta e il cd dei cordas et cannas. L’una che si trova anche a Dorgali e l’altro assolutamente introvabile. Ma ci manca il perdere tempo in macchina, solo che qua non c’è traffico ma paesaggi bucolici gioia degli occhi. Caschiamo dentro un centro commerciale e scopriamo, guardandoci in faccia, che ci fa lo stesso effetto, voglia di scappare via al più presto. Così rieccoci in biblio a ingozzarci smodatamente di libri sui sardi, da dove vengono, come mai hanno fatto tutti sti nuraghi (lo so io, perché pioveva), perché il loro territorio è il più bello del mondo (l’ha detto Giammichè, perché la povertà l’ha preservato), perché hanno le grotte così stupende e le nostre no, ecc. Chissà perché, mi casca gli occhi su un libro sulla depressione e mi leggo anche questo, così a momenti mi viene anche, scoprendo che non sono come i sardi che stanno bene giorni interi in un cuile aspettando che spiova. Per ovviare a ciò, come tutte le femmine del mondo, faccio shopping compulsivo dai cinesi, la scusa è che non mi sono portata abbastanza roba pesante, a volte in Sardegna fa freddo, ajò!

14.4.2012 Sa Giuntura Se non è zuppa è pan bagnato, oggi non piove ma c’è un vento che non è vento, è un su bentu sardo “questa è la terra de su bentuuuu” cantano i cordas et cannas e noi con loro. Andiamo a Sa Giuntura, ce l’ha consigliata Antonello, dopo tanta pioggia o Sa Giuntura o Sa Oche. Tanto per cambiare sbagliamo strada e ci troviamo in una landa desolata, il Nozzolone scende dalla macchina e viene spostato di botto, volevi trovare sedda arbacas?in volo subito. Dei pastori ci indicano la via giusta e infine ci arriviamo con lo stomaco in bocca, più che pozze, la strada ha doline. Anche qua troviamo speleo, tre del gruppo sassarese in procinto di farsi la Donini (NDA: grotta non supergnocca sarda) “la muta avete? Venite con noi!” “magari!(bugiardi..con sto freddo..) non l’abbiamo, salutateci Anto e buona grotta”. Qua, infatti, il vento è tollerabile ma fa un freddo boia, ci mettiamo tutti gli strati e via, di sotto verso il flumineddu. Ci arriviamo presto, non c’è da sbagliarsi, giù dritto per dritto dentro sa giuntura. Antonello aveva ragione, sia la cascata della Donini che quella della giuntura sono notevoli, da fotografare direi. Il che significa perdere tempo, peccato che non ho portato il manuale della digitale, enne foto tutte uguali per provare l’effetto acqua ferma. A che pro poi? Ecchenneso, lo fanno tutti, si vede che bisogna. “Mangiamo” consiglia il saggio Nozzolone “prima che il mal tempo c’investa”. Cosa che succede di prammatica durante la salita, ma il vento ci asciuga subito, qua i sardi hanno il phon (programmato sul freddo) di default. A salire ci mettiamo mezz’ora, ecchè? Ci siamo allenati? Boh? Secondo me avevamo solo il vento a favore, mica che ce ne siamo accorti, solo davanti ad una grotta che avevamo l’ardire di fare abbiamo preso atto di ciò. “La grotta sta là, mettiamola in conto per la prossima volta, stavolta si scende dalla macchina solo per il caffè”. Ah si? A Genna Silana il vento a momenti ci porta via macchina compresa, non so se ho avuto più paura o più emozione, anvedi, trovarsi dentro la codula con l’auto a mò di aereo! Va beh, la pellaccia l’abbiamo portata a casa dove stanzionava Giammichele “domani appuntamento 7,30” “ma piove!” “sicuro non è!!”. Ah già..potrebbe sempre esserci il bel tempo locale..speriamo!

15.4.2012 Su Bentu Arriva Giammichè, ma il Nozzolone, furbo, ha già pensato alla chance anti-brutto tempo, “caro Giammichè, tu vai pure a prenderti l’acqua con i tuoi amici, che tanto so che più che acqua prendete vino, noi andiamo a su bentu”. Anvedi, e perché questa temeraria decisione? Noi due soli? Perché ha comprato una bella cines-tikka dai cinesi e che vuoi che succeda, abbiamo 4 luci a testa, di cui una cinese, meraviglia, un faro da macchina, possiamo al limite aspettare i soccorsi vedendoci. Bene, Giammichele è pure contento, noi non beviamo, non mangiamo, non parliamo sardo, camminiamo solo e pure piano rispetto a lui, praticamente siamo due menagrami di poca compagnia che non sa come gestirci. E via, verso Lanaitto. Ci presentiamo al rifugio sa oche “siamo speleo e vogliamo fare su bentu!” “ah si? Bene, chi siete? Nome, cognome, gruppo speleo di appartenenza, ora di entrata, ora di uscita, dove andate, percorso, avete il materiale, numero di telefono da avvisare in caso di morte, due euro a testa, ciao!” Espletate le formalità, “andiamo a sala Piredda ed usciamo alle 5, in caso di morte chiamate Francè” che lui ci viene a prendere col soccorso laziale, entriamo in grotta alle 10 in punto, abbiamo tutto il tempo. “Nozzolone, oggi armo io”. Lui non fa una piega e manco parla, meno male, così me la cavo ottimamente, tanto che passo il secondo vento pieno d’acqua come niente fosse, mi bagno solo braccia e ginocchia. E il Nozzolone? “ma tu sei matta, mi bagno tutto, il pile fa da spugna e svuoto il sifone” “così al ritorno lo trovi secco, dai vieni, tanto la grotta è calda, andiamo veloci e manco te ne accorgi che sei zuppo”. Macchè, non sente ragione. Io mi siedo affranta, la grotta davanti che mi chiama come le sirene Ulisse e il Nozzolone di là che se ne sta andando. Nooooooooo. Va beh, mica posso fare la grotta da sola, fammi uscire vah. Altro semi bagno. Poi camminando a passi da formica mi guardo attorno, godiamoci sta po’ di grotta, meglio di niente. Guardo in alto e vedo il filo del telefono che passa sopra uno scivolo di roccia. Flash. Di là non c’era, è il by pass! “senti Nozzolò, provo a risalire sto scivolo” “ok, portati la corda”. La salita è semplicissima, sopra una galleriona del treno continua con tutti gli strati che dicono vieni vieni. Metto la corda per il Nozzolone e sale pure lui. Togliamo la corda che potrebbe servire dopo e via. C’è una strettoia ma comoda, ci passa anche lui. Una sala bassa con tutte le scritte sarde e la data “1959” e roba del genere ci fa pensare che forse quella era la fine all’epoca. Ma un pozzo con partenza stretta butta dopo 20 metri, di là, nel nero abisso. E la scritta è anche di là. Allora questo è il by pass, lo conoscevano anche prima! Scendiamo il pozzo, armando su due spit mezzi fuori, pian pianino che si stucca tutto, ehh!!!!!!!!!!! Ecco i traversi!!!!!!!!!!!!!! Dai, andiamo a sala Piredda, speriamo che sia armata, le corde ci sono servite per il by pass. Andiamo di corsa, a dire il vero non so perché, prima delle 5 c’è tempo. La corda c’è e scendiamo alla Piredda.Quanta acqua!!!Al posto delle pozze ci sono laghi ininterrotti e si sente scosciare, mihh!! Che bello! Non faccio in tempo ad asciugarmi il sudore che vedo il Nozzo già risalire. Ma che ore sono? Le 14,30. “Alle 5 chiamano Francesco” dice il Nozzolone e mi viene l’ansia. Lui corre come un matto e mi sento sudare anche le palle degli occhi. Ogni tanto mi butto per terra che mi pare che mi venga l’infarto, l’ictus, l’aneurisma, la morte improvvisa dello sportivo, mi vengono in mente gli effetti collaterali dell’antibiotico che sto prendendo, li ho tutti. Il Nozzolone mi guarda storto, ma sono le 5 meno 5 per caso? Arriviamo all’armo del dinosauro dopo pochi secondi che siamo partiti dalla Piredda. “L’armo del dinosauro? Ma siamo fuoriiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” e mi metto a cantare, meno male! C’abbiamo messo un’ora a fare i traversi. Rifacciamo in poco tempo anche il by pass che disarmiamo. Alle 4 siamo sopra il pozzo mentre in grotta stanno entrando altri speleo. “Dove siete stati?” “al by pass!” “c’è?” “si!”. Con un’ora di anticipo il Nozzolone entra nel rifugio, stivali, imbraco, zozzo e puzzolente per dire “cancellateci, siamo fuori!”. Che dire? I traversi sono armati in modo egregio! E su bentu ha il by pass. Ora ci resta la curiosità di sapere la vera storia della grotta, pensavamo che solo con lo scavo del secondo vento fossero iniziate le esplorazioni. Invece Peppinu Puddunieddu nel 1959 già la conosceva, tiè!
16.4.2012 Ghivine Ma oggi non doveva piovere? E no! C’è il bel tempo locale, qua a Gonone, un po’ nuvolo, un po’ freddo, leggermente ventoso ma camminabile. E allora camminiamo. Dove? Vista la minaccia del tempo, vicini, “che ne dici di Suttaterra? C’è l’arco, un nuraghe, un pozzo nuragico”. Il Nozzolone approva, estrae il GPS e segna i punti, non dei posti da vedere, i nostri, per ritrovarci in caso di perdita. Il sentiero, una volta tanto, non è sconnesso tra taglienti, aguzzi, campi solcati, ma piano, su detrito di falda del quaternario, piano ma in salita, almeno fino alla dorsale che separa i due supramonti. Non ci pare vero. Giunti in cima, in un posto pieno di guglie, finalmente calcareo, un sentiero si snoda verso le balze. Lo prendiamo noi? Manco per niente, non molliamo il sentiero bello e ci perdiamo nuraghe, arco e pozzo nuragico. Tanto questo, che corre parallelo all’orientale sarda, è l’autostrada dei nuragici, sicuro come una palla. Certo, dopo il detrito di falda, troviamo i basalti del fruncu nieddu, e qui il sentiero si biforca, abbiamo camminato abbastanza, si torna. Torna? Un perimetro per aggirare s’ugrone e sa mesa, arrivare a Ghivine, prendere una strada con tanto di cartelli stradali che inizia nel nudda e nel nudda finisce, e poi la macchina. Siamo ben contenti, abbiamo scarpinato abbastanza da far dolere l’anca del Nozzolone, unità di misura del camminare, abbiamo scoperto un nuovo fronte esplorativo, la risalita del calcareo-basaltico vallone s’ugrone e sa mesa, non abbiamo preso l’acqua e non ci siamo manco spersi, ettecredo, l’orientale sarda dei nuragici non ha bivi di sorta e se li ha, non li abbiamo visti…

17.4.2012 Bonorva Anche oggi c’è il bel tempo locale a Gonone, la pioggia arriva e devia, bene bene. Allora che si fa? Giammichele ci propone una nurra che ci fa gola, 30 metri fonda, sopra s’ucrone sa mesa (= l’angolo del tavolo, lo sapevate?) ma l’anca del Nozzolone brontola. Oggi giornata archeologica, anche questa suggeritaci da Giammichè. “A Bonorva andate, non c’è da sbagliarsi, basta cercare le domus de janas di sant’Andrea Priu, sono dipinte”. Ci dice anche di vedere boschi, terme, una cifra di cose nei dintorni di Bonorva. E allora andiamo a scoprire la Sardegna oltre il Supramonte. Che è magnifica in primavera. Un’esplosione di verde, fiori e pecore, sembra l’Irlanda (…come dire che è meglio l’Irlanda? Boh?). Arrivati a Bonorva, scartando enne nuraghi che avremmo visto volentieri, cerchiamo una fortezza punica macchè. Allora andiamo alla fonte nuragica Lumarzu (sarà la traduzione dell’acqua marcia romana?) e la troviamo in un bellissimo borgo, Rebeccu. Intanto si fa ora di pranzo, nel borgo non abita nessuno ma arriva un cane affamato, che non si dica che non c’è un cane. Contentato lo stomaco, di meno il cane, cerchiamo le domus dipinte, chiuso, riapre alle tre. Allora cerchiamo domus non dipinte, visto che i dintorni sono tutti bucati, ma più che altro troviamo asparagi e anche la pioggia. Volevate la pioggia? Smette alle tre tanto per farci vedere il sito di sant’Andrea Priu: 5 euro a testa. La gestrice ci indica, perentoriamente, per filo e per segno cosa vedere “..e poi trovatevi alle 3,45 davanti alla domus del capo, capito avete? Stranieri siete?” No sicuro, vediamo tutto per filo e per segno, il toro, le domus, gli strapiombi nuragici, e ligissimi e puntuali ci spostiamo nella domus del capo, che quella ci prende per un orecchio e ci riporta qua. La domus è assolutamente da vedere e con la sua guida anche, secoli di storia in una grotta scavata e dipinta. Le spiegazioni che ci propina sono molto istruttive, interessanti, ottimamente spiegate, soldi spesi benissimo, la ringraziamo e le auguriamo buon lavoro, sperando per lei e per la Sardegna che questa sia la via giusta, la cultura è impagabile. Dopo le domus passiamo ai nuraghi. Quello di Sant’Antine va bene? Vista la guida di prima, speriamo di trovarne una uguale. Che c’è e ci sta aspettando anche. Questo è il più bel nuraghe sardo, i nuragici hanno influenzato i micenei, ma non era viceversa? No, i nuragici non vengono dalla Lidia, come pensavo, sono autoctoni, semmai sono stati loro ad andare in giro per il mondo. Ah! Orgoglio nuragico, se piove vado in biblioteca e mi informo. La guida ci fa vedere il nuraghe pietra per pietra, le mura simil-Tirinto, ecc, ecc, ed un freddo vento s’impossessa delle nostre membra che faccio fatica anche a scattare le foto, infatti, lei alla fine delle spiegazioni, ci dice “vi lascio a fotografare quanto volete” ma de che, con ste dita giaccili urgono guanti da neve e macchina chiusa. Il percorso verso casa è ancora più bello, questa terra, davvero, è stupenda. Se non ci fosse il Supramonte a tenerci legati con il suo calcare, c’è da sperderci a nuraghi, 7000 minimo da vedere per non parlare, poi delle domus de janas.

18.4.2012 Punta Monte Santo Appuntamento alle 8 con Giammichele, il vento soffia impetuoso “dove ci porti Giammichè?” “non vi preoccupate, sopra gli strapiombi”. Che con il vento mi pare la cosa più logica. Fortuna che quel Dio che mi ascolta sempre, prima di arrivare a Baunei ha fermato il vento, non solo, non ha manco mandato la pioggia promessa. Arriviamo dopo enne bivi, sempre a destra, in un posto sconosciutissimo sperso in un sommitale bauneoso. Qua Giammichele in men che non si dica prende un sentiero che porta senza fatica alcuna, già perché in discesa, sopra gli strapiombi. Il panorama, se possibile, è ancora più bello di quello del supramonte di Dorgali, da una parte Arbatax e la Sud-Sardegna, dall’altra tutto il supramonte di Baunei, portu quau, portu pedrosu, porta tu soreta, tutti bachi, buchi, brunchi che Giammichele non solo ci descrive ma ci intima di percorrere. Come se ci bastasse (e restasse) una vita intera, ahimè! Intanto non mi bastano le batterie per fotografare ogni panorama in tutte le salse e poi mi telefonano anche dal continente per ricordarmi di impegni impellenti. Il che rende il resto della giornata abbastanza melanconico, il continente chiama e di colpo mi sovviene che non sono sarda ajò! Un po’ di sole nella spiaggia di Calagonone e una cena luculliana di Maria mi fanno tornare subito il buonumore, e quando mai? L’importante è la salute..già…

19.4.2012 Calagonone Piove ma non c’è vento, meno male, in biblioteca darebbe fastidio. Come abbiamo passato la giornata? A leggere. Ormai la bibliotecaria, dopo un primo attimo di cipiglio “non mettete i libri a posto, che ci penso io”, come dire, sia mai che vengano i continentali a fregarci il lavoro, ora ci tratta come lettori affezionati. Certo bisogna compilare i questionari “chi siete, cosa fate, che studi avete fatto, cosa state leggendo dei nostri libri aiò”, ma infine ci dà carta bianca, anzi no, stampata. Esco solo un attimo per farmi una seadas al volo nel panificio di fronte “pane e seadas con bicchiere di vino” ottima, e poi full immersion in tutto Sardegna, fiori, monti, nuraghi, domus de janas, Dalai Lama, quest’ultimo perché mi serviva un attimo di saggezza al volo. Calagonone ci aspetta col sole emmenomale! Così mentre il Nozzolone cucina me ne vado a zonzo a fotografare la flora sarda che avevo letto, identica alla continentale, ma qua, sicuramente endemica, ce puoi giurà.

20.4.2012 Bilinghinzos Penultima giornata sarda, domani si torna in continente ed abbiamo ancora un sacco di escursioni in testa, ma quella che quest’anno ci intriga di più è sos gutturgiusos. Così proviamo ad andarci nonostante il tempo incerto e…ventoso, ma vah? Il Nozzolone, per la circostanza, indossa la camicia del matrimonio, non ho mai capito la logica che segue nell’indossare l’abbigliamento, al lavoro si mette gli stracci da grotta e qua la camicia del matrimonio, boh? Parcheggiamo la macchina davanti ad un immondezzaio che provvedo a fotografare, ecchè! Quoque tu popolo sardo.. Prendiamo per doloverre ma non so bene come, ci troviamo a salire giustamente verso cuile sas traes. Arrivati al cuile mangiamo, fortuna che il posto è riparato, perché il vento freddo è davvero tanto. Tentiamo di salire,senza sentiero, prendendo il posto più camposolcatoso del monte, perché? Ecchennesò. Gli speleo, si sa, sono strani. Saliamo e vediamo la pioggia scendere sopra Tiscali, manco il tempo di vederla che ci investe in pieno, manco il tempo di coprirci che esce il sole. Ma ormai il Nozzolone ha deciso che è troppo pericoloso salire sul calcare bagnato. Obietto che c’è un’altra via con tanto di grotta in vista ma non c’è storia, ormai sta già scendendo. E va beh. Però, a metà sentiero, il Nozz vede un bivio segnato “’c’andiamo?” “che, c’è bisogno di chiederlo? Siiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Sentiero bello comodo, potrebbe portare a grotta bilinghinzos, e vaiii!! infatti ci va.Un grottone one one, che da riparone sotto roccia diventa cuile, c’è la piastrina segnala grotte, allora c’è anche la grotta! Si, sta dietro il cuile, un ginepro fa da corda di risalita ad un passaggio un po’ stretto in salita. Ci si deve sporcare di nerofumo. Il Nozzolone, con sta camicia da matrimonio, può mai sporcarsi? Si, direte voi che ormai lo conoscete. Invece no, non si vuole sporcare. Allora ci vado io, con la cines-tikka. Mi sporco una cifra perché è nera, ma nera nera, dopo la strettoia si apre un salone giganteschino che a mala pena intravedo con sta luce da morto. Santa carburo, già ci sono anche scarburate, da ciò deduco che la grotta ha una sua certa consistenza ma non mi azzardo ad andarci da sola, con una luce sola che viene assorbita dal nero. Non riesco a convincere il Nozzolone a venire perché s’è trovato un sedile di sasso liscio, faccia al sole, nessun vento, un posto meraviglioso che sicuramente già i paleolitici hanno sgamato. Così lo raggiungo, ma c’è posto solo per una persona, il re-nuragico sicuro, allora perdo tempo a fotografare una goccia che stillicidia, toc toc toc. Tento anche di concupire il Nozzolone con il recondito scopo di utilizzarlo a mò di poltrona nel posto magico che si è trovato. Ma sta poltrona nuragica è proprio monoposto, misogini nuragici, si vede che le donne facevano la calzetta dentro la nera grotta col nerofumo che le affumicava per bene, il profumo della preistoria. Ci dispiace venir via, a dire il vero, ma insomma si fa una certa, alla certa tocca andare. Al parcheggio però faccio pulizia dell’immondizia, se ami il tuo sopramonte lo pulisci. Di prammatica, sosta con Ichnusa a Sos Guttorgius, lo vedete che ci siamo andati infine? Non era il monte, era il bar.

21.4.2012 Nurra Molumentu Oggi è proprio l’ultimo giorno, anche se vorremmo restare ancora una vita intera, non si può. Tra l’altro è anche bello, soleggiato e per niente ventoso. Cosa farebbero persone normali? Andrebbero al mare, infatti la voglia da parte mia c’era tutta. Ma il Nozzolone ha deciso che dobbiamo cercare la nurra su molumentu, di corsa poi e senza scenderla, che c’è poco tempo e la nave non aspetta. Cosa ci dice Giammichele in proposito? “Non c’è da sbagliarsi, arrivate alla vasca, prendete in sentiero che attraversa la codula, salite sui calcari 200 metri e girate a sinistra”. Arriviamo alla vasca, attraversiamo la codula, saliamo su calcari, ma dove? Nell’unico varco della rete. E mò? Potrebbe stare dovunque. Prendiamo una traccia esile, che sale 200 metri e gira e sinistra e…LA NURRA!!!!!!!!!!!!!!! Siamo stati bravi o cosa? Cosa, c’era la traccia, altrimenti figurarsi trovarla tra calcari e ginepri. Contenti di ciò, telefoniamo a Giammichele vantandoci una cifra e poi, via a fare i bagagli e, meraviglia delle meraviglie, in Nozzolone mi concede il mare. Partiamo e s’annuvola, la nostra meta sarebbe Berchidda ma se va avanti di sto passo finisce che c’arriviamo mentre piove. Allora faccio la matta e il Nozzolone si ferma in un posto abbastanza bello, ventoso, ovviamente. Di tigna mi metto al sole, quando sento la pelle d’oca alta un dito, decido che va bene, sono stata al mare. Ci fermiamo però anche a Berchidda, bellissima, soprattutto in questo gelido aprile che non c’è nessuno. Arriviamo puntualissimi alla nave è chiedo se, per caso, avessero trovato il libro della biblioteca che avevo dimenticato all’andata. “No” dice subito l’addetto non so che cosa Va beh, c’ho provato, sono passate due settimane, figurarsi chi l’ha preso che c’ha fatto. Dopo un po’ arriva l’addetto non so che cosa “come s’intitola il libro?” “l’armata di Cambise” “eccolo!”. Il chè è del tutto miracoloso, come aver trovato la nurra, il by pass a su bentu, essere rimasti una settimana in più, aver camminato quasi tutti i giorni e….la Sardegna è un miracolo della natura!!!
Alla prossima!!!!!! ..speriamo...Mg

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