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Auruncamente abissando (Esplorazione Pozzo di Monte Sant'Angelo)

Antefatto: Oggi all’appuntamento c’è quasi la totalità del GGCR, tanti siamo, per cui ci dividiamo in due gruppi, chi all’Infinitizie-Sottosoglia, chi nel nuovo abisso che ci ha trovato Vincenzo. Sempre Aurunci sono, ma con un piccolo crinale di mezzo e una strada completamente diversa da percorrere…già.. la strada…

L'epica impresa: Mi trovo con il Nozzolone, Irene, Serena e Cristiano sulla macchina di quest’ultimo perché al nostro gruppo è stata assegnata l’esplorazione del nuovo abisso.
Meno male, è lontano, ma sicuramente Cristiano con la sua supersonica velocità ci porterà sul posto e riporterà a casa in un battibaleno, lui è quello che ha messo in atto la teoria della relatività, nel tempo che uno invecchia stando fermo noi restiamo giovani, correndo con la sua macchina (se non moriamo nel frattempo).
Tanto l’ha messa in atto che, invece di uscire a Cassino tira dritto per altre due uscite d’autostrada finchè la sottoscritta, allarmata dallo scorrere delle catene montuose fino agli alburni, non s’insospettisce “com’è che vedo il Vesuvio?”
A sto punto Serena propone di mangiarci il gelato a Pompei, Irene di fare i fanghi nel vattelapesca basso napoletano, ma ESPLORARE BISOGNA! Torniamo indietro a riprendere la retta via. Che tanto la sega è già stata ampiamente assegnata, possiamo anche rilassarci.
Ovviamente sbagliamo anche la strada per il Redentore, poco male, telefoniamo a Vincenzo che stiamo leggermente in ritardo, prontamente recuperato da Cristiano tanto che arriviamo quasi in anticipo, Vincenzo non c’è.
“E mò chi ci porta alla grotta?” Irene interrogata risponde che “sta di là” indicando un di là di 360°, il Nozzolone proclama di aver dimenticato il GPS con i dati relativi. Propongo di tornare al mare e fotografare tutti i fiori da Formia alla vetta del Petrella, ma questa minaccia fa sì che il neurone del Nozzolone si ricordi dove sta ficcato il GPS, subito trovato assieme all’arrivo di Vincenzo, accompagnato da un barattolo di olive aurunche.
Bene, issati gli zaini in spalla, con relativo immediato schiacciamento di vertebre e giunture (stavolta Cristiano non mi ha portato lo zaino ed ho sentito netto un cric nel ginocchio..) seguiamo Vincenzo ed il suo libretto nero verso l’abisso. Entra il Nozzolone seguito da Serena per armare il pozzo, non sto nella pelle per cui vado a vagare in cerca di endemismi.
Però torno immediatamente, troppa voglia di scoprire l’ignoto. Gufo abbastanza sperando che l’abisso sia stretto per potermelo armare ed esplorare, non sempre al solito Nozzolone.
Gli dei dell’olimpo mi ascoltano,il Nozzolone non ci passa, tocca a me scendere ed armare il seguito.
Bene!!! Metto due fix con tutti i crismi e le paranoie da speleoit “non troppo stretto, non troppo lasco, e bla e bla”
Scendo il pozzo che non è nè troppo stretto nè troppo lasco, ben lavorato, direi, un condotto in verticale.
In fondo c’è un terrazzo di massi incoerenti, a muro, scesi i quali un triangoletto fa intravedere la prosecuzione.
Butto il sasso, saranno 50 metri con rimbombo e balzi vari. Allora l’abisso è abisso!!!!!!!!!!! E vaiiiiiiiiiiiiiiiii.
E mò? SCAVARE BISOGNA. E tanto anche. Salgo per far scendere gli altri. Scende Serena e poi è la volta di Irene.
Tutti e tre affermiamo solennemente che Cristiano non ci passa. Invece lui scende e ci passa, scende fino in fondo e invece di fare la fine di Alfredino incastrato per tutta la vita torna anche su.
Perché Cristiano oltre ad avere proprietà supersoniche ha anche un corpo ameboico, pare grande e grosso incredibile Hulk ma in realtà è fatto di plastilina, altrimenti non si spiega com’è che c’è passato in quello stretto.
Metto i due corpi del Nozzolone e di Cristiano di profilo per fare foto testimoniale e capire dove sta l’arcano, in effetti il Nozzolone c’ha due metri de torace, e quando ce passa….
Poco male, l’esploriamo noi Nozzolò, tu tanto devi levare tutta la terraccia e i sassi dell’ingresso, il pozzo scarica che è una bellezza e i sassi arrivano direttamente al fondo. La bonifica è indispensabile. Intanto Vincenzo dopo aver scritto la divina commedia sul libretto nero (che s’è pure dimenticato per vagar per monti ed è corso subito a riprenderselo….) se n’è andato lasciandoci le olive auruche come premio. Tutto il ritorno è stato una ricerca di bar dissetanti che ancora ho la lingua come quella dei gatti dal sale che avevano. La giornata si è conclusa al casello dove oltre alla voce è uscita anche la donna dalla macchinetta a dirci di mettere il biglietto prima dei soldi, rincoglioniti che non siete altro!
Vinta la sega? altro che! se non m’accorgevo che c’era il Vesuvio all’orizzonte stavamo esplorando le Murge…. .
Alla prossima! Mg 23.5.2010
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